Pensioni, ci saranno ulteriori aumenti?
Nonostante si senta in qualche trasmissione o si legga da qualche parte che sono in programma ulteriori aumenti della pensione rispetto a quanto già erogato nei mesi scorsi, la verità non è questa. Potrebbero esserci pensionati che per una serie di problemi non hanno ancora usufruito degli aumenti scattati nel 2024, dalla rivalutazione alle conseguenze della nuova Irpef, ma siamo nell’ordine delle centinaia, o persino delle decine. E’ quanto riportato da Money.it, che sottolinea come generalizzare annunciando aumenti per tutti, è sbagliato ed è anche una pratica scorretta che poco ha a che fare con i principi deontologici del giornalismo.
Solo cattive notizie per la pensione di maggio
La prima notizia che non renderà contenti i pensionati è che la pensione di maggio verrà pagata con un giorno di ritardo, visto che il primo del mese è festivo e in quanto tale non è bancabile. La prima data utile è dunque giovedì 2 maggio. Altra notizia cattiva, è che non ci sono aumenti ma solo trattenute sull’assegno. Dalla ritenuta mensile Irpef, che per alcuni pensionati come succede ormai da qualche mese avviene in misura ridotta per effetto della riforma fiscale finanziata dall’ultima legge di Bilancio, alle addizionali regionali e comunali in saldo per il 2023 e in acconto (ma solo quelle comunali) per il 2024. Quindi, nessun aumento: quelli annunciati da gran parte della stampa sono già stati applicati nei mesi scorsi e per questo motivo non è prevista alcuna differenza rispetto agli ultimi cedolini.
Gli aumenti annunciati che non ci saranno
In primo luogo, la rivalutazione degli assegni pensionistici per la quale è stato utilizzato un tasso del 5,4% con aliquote ridotte per chi ha una pensione superiore a 4 volte il trattamento minimo. Gli aumenti relativi sono già scattati a gennaio o febbraio in alcuni casi. In secondo luogo, per le pensioni che hanno un importo inferiore al trattamento minimo, 598,61 euro quest’anno, si applica una seconda rivalutazione, straordinaria, voluta dal governo. Garantisce un incremento del 2,7% contro l’1,5% del 2023, assicurando un piccolo aumento che porta l’assegno della pensione nel migliore dei casi a 614,77 euro. Anche questa rivalutazione è già stata applicata sugli assegni. In terzo luogo, sulle pensioni in pagamento quest’anno si pagano meno imposte, ma solo quando l’importo annuo è superiore a 15 mila euro e inferiore a 50 mila euro. Per la parte compresa tra i 15 mila e i 28 mila euro, infatti, si applica eccezionalmente un’aliquota ridotta al 23% (anzichè al 25%), assicurando ai pensionati un risparmio Irpef fino a 260 euro. Ma anche in questo caso l’aumento è già stato riconosciuto nel cedolino di marzo, compreso il pagamento di eventuali arretrati.
In conclusione, gli aumenti ci sono stati e per la pensione di maggio non ce ne saranno altri. I prossimi incrementi sono quelli che scattano tra luglio (con l’arrivo della quattordicesima per i pensionati che ne hanno diritto e agosto, quando sono in arrivo i primi rimborsi Irpef per coloro che hanno presentato dichiarazione dei redditi con modello 730/2024 indicando l’Inps come sostituto d’imposta e nei confronti dei quali è risultato un credito Irpef da recuperare.
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