Torna a prendere vigore l’idea di approvare Quota 41 per la prossima riforma delle pensioni: le ipotesi in campo
La nuova riforma delle pensioni stenta a prendere forma anche a causa dei tanti veti incrociati opposti dalle forze di maggioranza e delle ridotte risorse a disposizione. La Lega sembra aver puntato i piedi in queste ultime ore per il superamento della legge Fornero e l’introduzione di Quota 41. Come ha avuto modo di spiegare Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, in una intervista rilasciata al Giornale, l’obiettivo della riforma sarà quello di garantire una maggiore flessibilità in uscita e di introdurre un allentamento dei vincoli normativi per le uscite anticipate.
Le ipotesi allo studio
Il vero nodo da sciogliere rimane quello della sostenibilità dei conti pubblici, come ha avuto modo di ribadire a più riprese il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Lo stesso Durigon, nell’intervista, ha ribadito come la chiave di volta della prossima riforma sarà il passaggio al contributivo per coloro che sceglieranno questa opzione. Quindi verrà confermato l’impianto che prevede che l’anticipo pensionistico venga pagato in parte dal lavoratore che si ritira dal lavoro facendo a meno della quota retributiva del suo assegno.
Quota 41, i dettagli
La prima ipotesi è che la nuova riforma delle pensioni sia totalmente improntata su Quota 41, e quindi sul raggiungimento dei 41 anni di anzianità contributiva, indipendentemente dall’età anagrafica, ma con il solo limite del compimento di almeno 62 anni. L’unica condizione per rendere realistica questa soluzione dal punto di vista delle risorse da impiegare, sarebbe quella di introdurre penalizzazioni con il ricalcolo contributivo. Altrimenti per le casse dell’erario, senza penalizzazini quota 41 potrebbe arrivare a costare addirittura 75 miliardi in dieci anni, una cifra assolutamente insostenibile.
I progressi nella riduzione della spesa per le pensioni
La seconda ipotesi è quella che vede ancora una sommatoria tra età anagrafica e contributiva, nel solco di quanto già accade per Quota 103. L’ultima stretta su Quota 103 e su Opzione Donna, ha ridotto le uscite e consentito al governo di far quadrare i conti. In ogni caso la nuova riforma punterà soprattutto sulla flessibilità delle uscite, nonostante i “mal di pancia” della Commissione Ue e degli altri organismi internazionali, che vedono sempre di cattivo occhio queste soluzioni. Gli ultimi rilevamenti effettuati dagli studi Itinerari previdenziali hanno calcolato che nel 2022 la spesa per pensioni al netto dell’Irpef ha toccato quota 165 miliardi (8,6% del Pil). Un dato sicuramente accettabile dal punto di vista della sostenibilità finanziaria, che potrebbe essere ancora migliorato qualora venissero introdotti ulteriori bonus per rimanere al lavoro.
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