Pensioni Inps, entro il 15 settembre occorre presentare la domanda di ricostituzione per non perdere la prestazione

Entro il 15 settembre bisogna presentare domanda all’INPS per non perdere per sempre la prestazione: ecco tutti i dettagli

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Coloro che non riscontrano gli eventuali solleciti dell'Inps rischiano di vedersi revocare la prestazione: i dettagli

Bisogna sapere che tutte le prestazioni pagate dall’INPS il cui esborso è correlato ai redditi del nucleo familiare del titolare della prestazione, comportano obbligatoriamente delle comunicazioni periodiche che il pensionato deve effettuare all'ente di previdenza. Si tratta di obblighi che, se disattesi, causano la “Sospensione art. 35 comma 10 bis del DL numero 207 del 2008, poi diventato legge dello Stato numero 14 del 2009”. In sostanza l'Inps sospende la prestazione proprio perchè la comunicazione non è pervenuta.
Si tratta di una situazione molto più frequente di quanto si possa pensare, alla quale si può ovviare tramite ricostituzione della pensione.

Il rischio di revoca

Per tutti coloro che beneficiano di una prestazione pensionistica e che omettono la presentazione della domanda di ricostituzione per sospensione art. 35 comma 10 bis del DL numero 207 del 2008 (adesso legge 14 del 2009), la data ultima per poter effettuare questo adempimento è il 15 settembre. Chi non presenta la domanda entro il termine previsto, si vedrà tramutata la sospensione in revoca definitiva delle prestazioni. Quei contribuenti che percepiscono pensioni integrate al minimo o pensioni collegate ai redditi, sono tenuti obbligatoriamente alla presentazione del modello RED mentre chi vanta prestazioni legate all’invalidità, dovrà presentare il modello AC.

Chi è obbligato a presentare il modello RED

La presentazione del modello Red ricade su tutti coloro che non sono obbligati annualmente a presentare le dichiarazioni dei redditi all’Agenzia delle Entrate. Se il contribuete non presenta comunicazioni reddituali entro il 28 febbraio e non riscontra opportunamente gli eventuali solleciti inviati dall’INPS, si vedrà sospendere la prestazione collegata all’obbligo. In assenza di altri riscontri, può interventire addirittura la revoca. Chi omette le comunicazioni, può essere anche passibile di sanzini economiche. Se decorrono 60 giorni dalla sospensione, infatti la prestazion viene annullata dal tutto. Inoltre, l’INPS potrà richiedere il rimborso delle prestazioni erogate durante il periodo di omessa comunicazione. Se invece il contribuente dovesse dare l'opportuno riscontro, potrà richiedere il ripristino della prestazione a partire dal mese successivo alla comunicazione.


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Le recenti modifiche

Per effetto di alcune sentenze emesse dalla Corte di Cassazione, l'Inps ha introdotto dei meccanismi di salvaguardia per consentire a coloro ai quali è stata sospesa l'erogazione della prestazione, di potersi “ravvedere" comunicando i propri dati reddituali entro il 15 settembre di ogni anno. Alla scadenza del termine, l’INPS restituirà con il primo rateo di pensione successiva anche le somme trattenute durante la fase di sospensione. In questo caso, dopo la sospensione, i contribuenti dovranno presentare  domanda di ricostituzione reddituale per sospensione art. 35 comma 10 bis del DL numero 207 del 2008. Nella domanda, il contribuente sarà chiamato a fornire tutti i dati veritirieri riguardanti i redditi dal 2020 al 2024. Per l'anno in corso vanno solo inseriti i redditi presunti.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.