
Pensioni, 44.000 nuovi esodati dal 2027 in caso di aumento dell’età pensionabile: ecco cosa potrebbe succedere secondo una analisi della CGIL
Con la nuova riforma delle pensioni, dal 2027 i rischi per chi lavora e si avvicina all’età pensionabile rischiano di diventare duplici. Oltre all’aumento dell’età pensionabile si rischia anche di rimanere senza entrate. A paventare questa possibilità è stata la CGIL che ha analizzato a fondo gli effetti nefasti che potrebbero scaturire dall’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici. In pratica quasi 50 mila lavoratori potrebbero rimanere senza stipendio per tre mesi.
L’allarme lanciato dalla CGIL
Secondo l’analisi della CGIL, sarebbero 19.200 i lavoratori in isopensione e 4.000 persone con contratto di espansione, a non percepire per 3 mensilità l’assegno pensionistico, lo stipendio, i contributi e le tutele. Oltre a questi 23 mila lavoratori, ci saranno anche 21.000 lavoratori usciti dal mondo del lavoro tramite i fondi di solidarietà bilaterali che finirebbero per versare nelle medesime condizioni. Un vero salasso per il quale è stato richiesto a gran voce un intervento del governo.
La causa
Questa situazione complicata per un numero elevato di lavoratori scaturirebbe dal meccanismo automatico di adeguamento dei requisiti per la pensione legato all’aumento dell’aspettativa di vita. Nel 2027, infatti, si stima che le attuali condizioni per andare in pensione possano cambiare in peggio proprio in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita. Dal 2019 l’età pensionabile era stata portata a 67 anni con 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne) di contributi versati. Condizioni rimaste stabili per tanti anni ma che dal 2027 subiranno quasi certamente una impennata.
Chi rischia di finire esodato
Il rischio che si torni a parlare di esodati come accadde nel 2011 con la Legge Fornero, è quindi molto elevato. Ecco perchè i sindacati hanno richiesto al governo un incontro urgente per trovare una soluzione. Tante lavoratrici e lavoratori potrebbero rischiare di vedersi tolto il diritto alla pensione seppure per un breve lasso di tempo. Come ha spiegato la CGIL, in questa situazione potrebbero finirci coloro che hanno firmato un accordo di isopensione nel 2020, con un anticipo massimo di 7 anni, che matureranno il diritto alla pensione proprio nel 2027. La stessa situazione potrebbe configurarsi per coloro che hanno aderito al contratto di espansione nel 2022 o 2023, con un anticipo di 5 anni. La scadenza cadrebbe nel 2027, anno in cui scatterà l’adeguamento dei requisiti. Adesso la palla passa al governo per i dovuti chiarimenti.
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