Pignoramenti dei debitori, ecco cosa non si potrà più pignorare con la nuova riforma

Una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che quando la somma è davvero irrisoria la procedura di recupero con pignoramento è da considerare illecita

Pignoramento conti correnti, le nuove regole
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Le nuove normative hanno introdotto limiti più stringenti in materia di pignoramento dei debitori: ecco i dettagli

In genere i procedimenti di pignoramento scattano dopo che i debitori non pagano i propri debiti saltando diverse rate di un mutuo o di un prestito. Si tratta di procedimenti che sfociano in un prelievo forzoso dei beni soprattutto se il debitore non paga da lungo tempo o non si adopera per recuperare le rate pregresse che non sono state onorate. Secondo quanto previsto dalle leggi 2023-2024 in vigore, ai creditori privati viene data la possibilità di recuperare anche importi molto bassi, mediante la procedura di pignoramento.

La sentenza della Cassazione

In tal senso va menzionata la recente sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che quando la somma è davvero irrisoria la procedura di recupero con pignoramento è da considerare illecita poiché non sussisterebbe alcun interesse ad agire e neppure una convenienza economica a farlo da parte del creditore. La nuova manovra finanziaria 2023-24 ha introdotto alcune novità in materia di pignoramento stabilendo che per importi che non eccedono i 1000 euro, il fisco non può ricorrere al pignoramento dei beni del debitore.

Il pignoramento dei conti correnti

La legge ha anche previsto limiti al pignoramento di soldi sui conti correnti per il pagamento di debiti. Nel 2024 ogni creditore potrà richiedere il pignoramento sul conto corrente del debitore, a patto che vengano rispettati i limiti previsti dalla legge basati sull'importo dell'assegno sociale. I creditori che possono effettuare il pignoramento sul conto, oltre all'Agenzia delle Entrate, sono anche le banche, le società finanziarie e i privati. La legge ha stabilito che non è pignorabile il “minimo vitale” per sopravvivere.

I pignoramenti degli stipendi

Secondo le normative vigenti, il creditore può pignorare lo stipendio presso il datore di lavoro nel limite di un quinto dell’importo percepito. La nuova legge ha cambiato i limiti di pignoramento dello stipendio quando il creditore è il fisco. Nel caso di pignoramento di uno stipendio che supera i 5 mila euro mensili, il massimo pignorabile è un quinto. Se lo stipendio non supera i 5 mila euro, il limite pignorabile è un settimo. Per stipendi che non superano i 2.500 euro, il massimo pignorabile è un decimo. Sull'impignorabilità della prima casa va fatta invece una dovuta precisazione. Quando il debitore è il fisco, la prima casa non è pignorabile ma solo se non si tratta di immobili appartenenti alle categorie immobiliari A9 o A9 (ville e castelli) o non è una casa di lusso. Se i creditori sono enti privati o aziende private come finanziarie e banche, la prima casa è sempre pignorabile.


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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.