Strage Paderno Dugnano, il legale dell’accusato sostiene la mancata premeditazione
Tiene ancora banco nei TG e non solo, la strage di Paderno Dugnano, in provincia di Milano, dove nella notte tra sabato e domenica, il 17enne Riccardo ha commesso un triplice omicidio, premeditato secondo l’accusa, senza premeditazione secondo il difensore legale, uccidendo il padre, la madre e il fratellino di 12 anni. In attesa dell’interrogatorio davanti al gip, il minore che si trova nel centro di prima accoglienza del Beccaria, ha già incontrato alcuni psicologi della struttura. Il legale di Riccardo, come riporta l’Adnkronos, ha spiegato che il suo assistito si è reso conto di quello che ha fatto, ne è consapevole, ma che non è corretto dire che era lucido in quel momento. Il legale continua, aggiungendo che davanti al gip cercheranno di spiegare meglio ciò che è successo e che non si può sostenere la premeditazione.
La richiesta del 17enne
Il ragazzo di Paderno Dugnano che è accusato di aver compiuto la strage famigliare, ha detto al suo difensore: “Voglio vedere il nonno. Mai avrei pensato di poter arrivare a uccidere, so che non posso tornare indietro“. L’avvocato Amedeo Rizza ha detto all’Adnkronos: “Abbiamo fatto un primo colloquio dove ha ripercorso quello che ha detto a carabinieri e pm. Il perché rimane un punto di domanda, parla di un suo disagio generico“.
I dettagli dell’omicidio nella confessione
Nella confessione resa ieri da Riccardo alla procuratrice del tribunale per i minorenni di Milano, che ha ucciso a coltellate il fratello di 12 anni, la madre Daniela di 48 anni e il padre Fabio che poche ore prima aveva spento 51 candeline, sono emersi i dettagli della strage e il pensiero che uccidendo i genitori avrebbe potuto “vivere in un mondo libero“, e il sogno di “combattere in Ucraina“.
La bugia durata poco
Dopo aver ucciso la sua famiglia, il ragazzo di Paderno Dugnano ha allertato i carabinieri cui aveva chiesto aiuto. Quel primo settembre, quest’ultimi hanno visto il giovane seduto sul muretto fuori della casa con il coltello vicino sporco di sangue. Le forze dell’ordine l’hanno definito pacato e sereno nell’atteggiamento, ha raccontato di aver ucciso il padre colpevole di aver ammazzato la moglie e il figlio più piccolo. La bugia è durata poco. Davanti ai magistrati la verità è risuonata come “una liberazione da un perso” spiegano gli inquirenti. “L’interrogatorio è iniziato con la sua confessione, ha immediatamente ritrattato la versione iniziale. Era provato, abbiamo avuto la sensazione che iniziasse a rendersi conto della gravità del suo gesto. C’è sembrato molto lucido, ha capito che non può tornare indietro da quello che ha fatto” spiega la pm del tribunale per minorenni di Milano Sabrina Ditaranto. “Lui ha parlato di un malessere, di un pensiero di uccidere che aveva da qualche giorno” e che non ha confidato a nessuno.
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