La mamma muore, lei si salva grazie all’intuizione della neurologa
Una storia incredibile che ha portato alla morte di Perla, una signora di 89 anni, con la figlia, Cristina, che è riuscita a salvarsi solo grazie all’intuizione di una specialista del Sant’Eugenio, a Roma. Nel corso della puntata di oggi, venerdì 1° novembre 2024, de “La Vita In Diretta”, Alberto Matano ha raccontato la storia di Cristina e di sua mamma morta a causa di una zuppa di carciofi di quelle pronte acquistata al supermercato. Intervistata dall’inviata della trasmissione, Cristina ha raccontato: “Io mi sento una miracolata se sono qui, mia mamma non c’è più, non lo è stata miracolata e voglio giustizia per mia mamma. Mi è difficile parlarne ed è una cosa difficile da accettare perché stava bene. L’unica cosa alla quale mi attacco è che non se n’è accorta”. Cristina è sopravvissuta grazie all’intervento – che lei definisce miracoloso – di una Dottoressa che non doveva essere di turno e che aveva da poco finito uno studio sui sintomi del botulino, finendo per riconoscerli.
Marzia Corbetto è riuscita a strappare alla morte Cristina
A salvare Cristina è stata Marzia Corbetto, neurologa del Sant’Egidio, che ha raccontato a “Repubblica.it” quel che è accaduto. La Dottoressa ha spiegato che la donna si stava spegnendo sotto i loro occhi, senza più conoscenza, con il volto paralizzato, la respirazione ansimante, incapace sia di deglutire che di tenere gli occhi aperti. Erano disperati quando ad un certo punto è sorto un sospetto che poi si è trasformato in una vera e propria illuminazione. “Può essere stato il botulino”, si è detta la neurologa e da quel momento è iniziata una corsa contro il tempo per far giungere in ospedale il siero capace di combattere quel batterio killer che aveva già ucciso Perla, la mamma quasi novantenne di Cristina.
La neurologa che ha salvato Cristina: “La fortuna ha voluto che in quelle ore…”
Intervistata da “Repubblica.it”, la Dottoressa Marzia Corbetto ha spiegato che la fortuna ha voluto che proprio in quelle ore per una sua necessità, dopo aver mangiato delle conserve sott’olio, avesse consultato un po’ di letteratura scientifica sui sintomi provocati da un’intossicazione da botulino. Inoltre – spiega la Dottoressa – per diverse ore non avevano informazioni sul cibo che la paziente aveva consumato nei giorni precedenti. La Corbotto chiarisce che era stato chiesto alla paziente fino a quando lei ha potuto parlare, ma “non c’era una riposta chiara prima che formulassimo la nostra ipotesi diagnostica”.
CONTINUA A LEGGERE
La Dottoressa Marzia Corbetto: “La paziente non si capacitava del fatto…”
Cristina dal canto suo ha riferito di aver comunicato quel che aveva mangiato e su questo punto – intervistata da “Repubblica.it” – la Dottoressa Corbetto ha spiegato che glielo aveva riferito prima di perdere completamente la voce e dopo le nostre domande incalzanti, forti del sospetto che via via era diventato una diagnosi quasi certa. La neurologa, inoltre, ha spiegato che la paziente non si capacitava del fatto che 2 o 3 cucchiai di quella zuppa potessero averla ridotta in quello stato o che lo stesso decesso della mamma fosse stato provocato da quel cibo assassino. La Dottoressa, poi, si è detta soddisfatta del suo operato e del lavoro di squadra che di fronte ad un’emergenza così grave ha saputo mirare alla salute e al benessere della paziente senza alcun indugio. La Corbetti ha aggiunto che erano in cinque, tutte donne: l’anestetista, l’otorinolaringoiatra e le due colleghe di turno in Sala rossa. Tutte insieme hanno coinvolto i medici del centro antiveleni di Pavia e dell’Istituto Superiore di Sanità per far arrivare in tempo quel farmaco salvavita.
Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.