
La tempesta Iba è la prima che si forma nell’Atlantico meridionale dal 2010
Tutti gli occhi sono puntanti sull’Atlantico meridionale, ed in parcolare al largo del Brasile, dove negli ultimi giorni si è formata una tempesta tropicale, ribattezzata Iba, il primo sistema di questo tipo dal 2010. Si tratta di un evento eccezionale, poiché in questa zona del mondo è estremamente raro che si possa formare una tempesta di questo tipo: gli uragani nell’Atlantico scelgono come territorio naturale quello dell’emisfero boreale, mentre in quello australe i sistemi si possono contare su una mano. Quello che inibisce la formazione di una tempesta, e dunque potenzialmente di un uragano, è in particolare il wind shear, ovvero la variazione della direzione del vento man mano si sale di quota: perché una tempesta possa formarsi e intensificarsi il wind shear deve essere minimo, cosa che spesso non accade nell’Atlantico meridionale. Il primo evento di questo tipo è stato osservato nel 2004, con sempre il Brasile protagonista: l’uragano Catarina, capace di raggiungere la categoria 1 sulla scala Saffir Simpson, compì il suo landfall sulla zona sud orientale brasiliana, provocando la morte di 75 persone e alluvioni diffuse.
Forti venti e mare in burrasca ma Iba non toccherà terra
Non è atteso che la tempesta Iba vada a toccare direttamente le coste del Brasile ma nonostante questo ha portato forti venti e mareggiate fin sul paese. Ora Iba si sta progressivamente allontanando dal Brasile ed è classificata come tempesta tropicale con venti fino a 87 km/h. Il nome Iba è stato dato alla tempesta seguendo una lista, adottata a partire dal 2011, dell’istituto meteorologico del Brasile: questa lista era inizialmente di 10 nomi, ampliata poi nel 2018 a 15, i quali servono per identificare le tempeste, spesso sub tropicali, che si formano nell’Atlantico meridionale. Il primo nome di questa lista, Arani, è stato usato nel marzo del 2011: Bapo e Cari invece sono state due tempeste formatesi nei primi mesi del 2015, seguite da Deni, che è stato usato nel novembre del 2016. Eçaí e Guará, gli ultimi due sistemi prima di Iba, si sono formati rispettivamente nel dicembre 2016 e 2017. Ora quindi è la volta della tempesta Iba, la prima di queste con caratteristiche tropicali, mentre i seguenti nomi saranno Jaguar, Kamby e Mani.
Come si classifica un uragano: la scala Saffir Simpson
Parliamo spesso di tifoni, uragani e cicloni, unica espressione di uno stesso fenomeno che assume nomenclature diverse a seconda del luogo del mondo dove accade: per identificare la loro intensità, ci affidiamo alla scala più famosa e più usata per questo genere di classificazioni, ovvero quella di Saffir Simpson, messa a punto nel 1969 da Herbert Saffir e Robert Simpson. Questa classificazione prevede 5 categorie, dalla 1, meno intensa, alla 5, la più distruttiva, più due livelli minori, quelli di depressione tropicale, il primo passo perché un sistema possa diventare un uragano, e quello di tempesta tropicale, dove viene assegnato al sistema il nome che poi lo contraddistinguerà nella sua genesi.
Depressione tropicale: è il primo step perché un sistema diventi un uragano. I venti sono minori di 63 km/h.
Tempesta tropicale: una volta che i venti del sistema superano i 64 km/h, ma sono minori di 118 km/h, la depressione diventa tempesta tropicale, e viene nominata per la prima volta.
Uragano di Categoria 1: le velocità dei suoi venti sono comprese tra 119 km/h e 153 km/h.
Uragano di Categoria 2: le velocità dei suoi venti sono comprese tra 154 km/h e 177 km/h.
Uragano di Categoria 3: le velocità dei suoi venti sono comprese tra 178 km/h e 210 km/h.
Uragano di Categoria 4: le velocità dei suoi venti sono comprese tra 211 km/h e 249 km/h.
Uragano di Categoria 5: le velocità dei suoi venti sono maggiori di 250 km/h. Quando un sistema raggiunge la massima categoria si rivela essere estremamente distruttivo, con danni gravissimi agli edifici, che possono anche essere abbattuti; completa distruzione di tutte le strutture mobili e completo abbattimento di alberi, insegne, cartelli stradali. Estese inondazioni nelle zone costiere, che possono superare l’altezza di 6 metri oltre il livello normale.