La presenza di arsenico nell’acqua oltre la soglia di tolleranza ha costretto le istituzioni ad intervenire
Il problema della presenza di Arsenico nell’acqua di alcune città del Lazio è ormai datato e risale a circa 20 anni fa. Nonostante siano state adottate tutte le misure del caso come ad esempio la procedura di infrazione della Commissione europea nel 2010 e il deferimento alla Corte di Giustizia, il problema della contaminazione da arsenico nell’acqua continua ad imperversare nell’Alto Lazio. La notizia è di pochi giorni fa e riguarda i 600 cittadini rimasti senza acqua potabile a Nepi in provincia di Viterbo. Da leggere anche Allerta allergie stagionali, in arrivo una grande quantità di pollini
I rilievi dell’Arpa
Le rilevazioni dell’Arpa e infatti hanno evidenziato il superamento della soglia riguardante la concentrazione nell’acqua dell’arsenico. E’ stata rilevata la presenza di 12 microgrammi di di arsenico contro i 10 consentiti per litro. Per questa ragione il primo cittadino di Nepi, Franco Vita, nella giornata di martedì 29 marzo è stato costretto ad emanare un’ordinanza di non potabilità dell’acqua.
Le cause
La causa principale che ha determinato l’eccesso di presenza di arsenico nell’acqua è stato un malfunzionamento del dearsenificatore a causa di un guasto al filtro, un guasto che fra l’altro non è del tutto inedito negli impianti della provincia. Il superamento della soglia di arsenico nell’acqua dell’Alto Lazio è prevalentemente legato alla combustione del carbone dell’olio combustibile nei grandi impianti energetici di Civitavecchia e Montalto di Castro, secondo quanto ha spiegato un report dell’ISDE. CONTINUA A LEGGERE…
La correlazione con il cancro
È un problema che ormai si ripete con incredibile puntualità da vent’anni e che ha costretto la Commissione Europea ad intervenire per prendere i provvedimenti del caso che prevedono delle sanzioni. Dieci anni fa la regione Lazio decise di risolvere il problema con l’installazione di 27 impianti di dearsenificazione, spendendo circa 35 milioni di euro ai quali si sono aggiunti successivamente altri 16 milioni. Una mossa che ha risolto il problema solo in parte.
Nel corso degli ultimi 20 anni molti cittadini hanno subito sul proprio fisico e sulla propria salute le conseguenze dell’aumento della concentrazione di arsenico nell’acqua con un conseguente aumento delle patologie tumorali. Ormai sono note da tempo le correlazioni tra l’alta concentrazione di arsenico e il rischio di ammalarsi di cancro. L’arsenico infatti è stato classificato dalla IARC ( International Agency for Research of Cancer) come altamente cancerogeno per gli esseri umani. Solo nel quinquennio 2012-2016 nella provincia di Viterbo sono stati diagnosticati oltre 10000 nuovi casi di tumore (il 54% tra gli uomini e il 46% tra le donne).
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