Alzheimer, i sintomi precoci che si possono riscontrare e ne annunciano l’arrivo
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il numero totale dei pazienti con demenza è stimato essere oltre un milione. Di questi circa 600 mila hanno una demenza provocata dall’Alzheimer. Sono circa 3 milioni le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari. Purtroppo l’Alzheimer è una malattia degenerativa. Esistono medicinali che possono apportare dei benefici sia a livello cognitivo che comportamentale, ma per il momento una cura efficace non c’è. Leggi anche: Glaucoma, i sintomi e le cause: ecco quando può portare alla perdita della vista
La patologia
L’Alzheimer porta a un declino complessivo delle funzioni che comprendono la capacità di rapportarsi col prossimo. Non esiste una cura certa per e non c’è nemmeno un modo per prevenirla, però la si può prendere per tempo riconoscendo alcuni determinati sintomi, intervenendo precocemente e cercando di arginare le possibili conseguenze, come riporta Pazienti.it.
I 10 sintomi più diffusi
Di seguito vediamo l’elenco dei 10 sintomi più diffusi, stilato dall’Alzheimer’s Association degli Stati Uniti. Il primo è la perdita di memoria, che può compromettere sia la quotidianità che il lavoro. Dopo episodi frequenti si può cominciare a sospettare la presenza di una patologia grave. Il secondo è la difficoltà nell’esprimersi: ci si dimentica spesso le parole e si sostituiscono con altre che non hanno nulla a che fare con il contesto del discorso. Un altro sintomo è il disorientamento spazio-temporale, magari si inizia dimenticando la strada di casa, fino a non sapere più che giorno sia. Altri sintomi sono problemi a svolgere le attività di ogni giorno, capacità di giudizio alterata, difficoltà nel fare le operazioni di base, personalità modificata, scambio di posto degli oggetti, apatia, comportamenti strani e volubilità nell’umore.
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Intervenire in tempo
I sintomi elencati sopra sono quelli principali dell’Alzheimer. Se questi sintomi vengono riscontrati per tempo, potrebbero spingere i familiari a eseguire dovuti accertamenti per diagnosticare già all’origine la malattia e quindi cercare di curarla prima.
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