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Alzheimer, i trattamenti per l’ipertensione possono rallentare la progressione della malattia

Morbo di Alzheimer ecco le ultime novità da una ricerca pubblicata sulla rivista Hypertension

Alzheimer, i trattamenti per l’ipertensione possono rallentare la progressione della malattia
Morbo di Alzheimer, ecco le ultime novità, foto: pixabay.com

Morbo di Alzheimer, un trattamento per l’ipertensione si è dimostrato efficace per trattare la patologia

L’Alzheimer è la forma più comune di demenza. Questo disturbo progressivo provoca la degenerazione e, in definitiva, la morte delle cellule cerebrali. Le persone affette da demenza subiscono un progressivo declino cognitivo e hanno problemi nel formulare giudizi e svolgere le normali attività di ogni giorno.

I dati sull’Alzheimer

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Secondo l’Alzheimer’s Disease International, il numero di persone con demenza era vicino ai 50 milioni del 2017 ma secondo le stime dell’Oms il numero raddoppierà quasi ogni 20 anni, raggiungendo 75 milioni di persone entro il 2030. Negli Stati Uniti, la malattia di Alzheimer è la sesta causa di morte.

La somministazione di Nilvadipina

I ricercatori hanno cercato trattamenti per rallentare la progressione del disturbo e recentemente hanno scoperto che il farmaco per l’ipertensione nilvadipina può avere conseguenze favorevoli sul flusso sanguigno cerebrale delle persone che soffrono di Alzheimer.  I risultati appaiono nella rivista Hypertension. La nilvadipina è un calcio antagonista che porta al rilassamento vascolare e abbassa la pressione sanguigna, e le persone spesso lo usano per trattare l’ipertensione. L’obiettivo dell’ultimo studio condotto su 44 persone che soffrono di malattia di Alzheimer da lieve a moderata, era scoprire se la nilvadipina potesse rallentare la progressione del declino cognitivo.

Come è stato condotto lo studio

I ricercatori hanno dato in modo casuale nilvadipina o un placebo ai partecipanti e hanno chiesto di proseguire il trattamento per 6 mesi. Poi è stato misurato il flusso di sangue a specifiche aree del cervello, utilizzando una tecnica RM unica, all’inizio dello studio e dopo 6 mesi.

I risultati hanno mostrato un aumento del 20% del flusso sanguigno verso l’ippocampo, l’area del cervello legata alla memoria e all’apprendimento, tra il gruppo che ha assunto nilvadipina rispetto al gruppo placebo. Il trattamento non ha avuto alcun effetto sul flusso sanguigno in altre aree cerebrali.

Le dichiarazioni del professor Claassen

Questo trattamento di alta pressione del sangue è promettente in quanto non sembra diminuire il flusso di sangue al cervello, che potrebbe causare più danni che benefici” ha proseguito il dottor Claassen. “Anche se nessun trattamento medico è privo di rischi, il trattamento per l’ipertensione potrebbe essere importante per mantenere la salute del cervello nei pazienti con malattia di Alzheimer”. Il dottor Claassen è professore associato presso il Radboud University Medical Center di Nijmegen , Paesi Bassi e autore principale dello studio.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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