
Morbo di Alzheimer, si potrebbe aprire una nuova frontiera nella diagnosi precoce della malattia
Le concentrazioni plasmatiche di molecole che inducono il sonno potrebbero condurre a un esame del sangue per diagnosticare il morbo di Alzheimer. E’ l’esito di un nuovo studio pubblicato oggi sulla rivista Alzheimer & Dementia: The Journal of Alzheimer’s Association, che ha rilevato come una particolare classe di molecole può aiutare a diagnosticare la malattia di Alzheimer.
Il gruppo di ricercatori del King’s College di Londra ha scoperto che il livello delle molecole di grasso che inducono il sonno nel sangue era più alto in coloro che si sono sottoposti ad alcuni test oggetto di studio con l’amiloide nel cervello, utilizzata per diagnosticare il morbo di Alzheimer.
Le speranze degli scienziati
Il peptide amiloide va a formare quelle note placche nel cervello che sono tossiche per le cellule nervose. Si pensa che l’accumulo di placche inizi molti anni prima della comparsa di sintomi come la perdita di memoria. I farmaci che sono stati sviluppati finora per colpire l’amiloide non hanno avuto successo nel ripristinare quell’area del cervello riservata alla memoria. Adesso la scienza spera che attraverso i risultati di questo studio si possano aprire nuove frontiere nel trattamento, al fine di prevenire gli effetti di questa grave e invalidante malattia.
La tecnica utilizzata per le indagini scientifiche
Per indagare se eventuali molecole nel sangue potrebbero essere collegate all’amiloide nel cervello, i ricercatori hanno usato una tecnica particolare che emula il lancio di una grossa rete per catturare quante più molecole possibili nel sangue. Si è scoperto che le ammidi di acidi grassi sono aumentate in linea con l’amiloide nel cervello. Il team ha anche scoperto che queste molecole erano collegate alla contrazione del cervello e alla perdita di memoria.
La strada per il test è ancora in salita
L’autrice principale, la dott.ssa Cristina Legido-Quigley del King’s College di Londra, ha dichiarato che da questo studio è emersa “la prova che l’amiloide si accumula nel cervello con la mancanza di sonno, quindi queste molecole potrebbero svolgere un ruolo nell’eliminare l’amiloide tossica nel cervello”. In futuro verrà approntato un test diagnostico che potrebbe, in modo totalmente affidabile, identificare i soggetti a rischio Alzheimer. Ovviamente, come ha ricordato la dottoressa Legido-Quigley, la strada è ancora lunga: “Abbiamo misurato queste molecole in quasi 600 partecipanti e speriamo di espanderci a migliaia per stabilire se è possibile un nuovo test diagnostico nel sangue “.
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