Cancro, non c'entrano caso o sfortuna: le cause sono altre
Cancro, caso e sfortuna: una relazione che non esiste? Lo studio pubblicato su Nature Genetics
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Cancro, a causarlo è l'ambiente esterno
Una nuova ricerca potrebbe cambiare ancora una volta il modo in cui vediamo il cancro: non c’entrano caso o sfortuna, a causare alcune delle alterazioni del Dna sono dei segnali che la cellula riceve dall’ambiente esterno, condizionato dal nostro stile di vita e dall’ambiente in cui viviamo. È quanto riportato da La Stampa sullo studio effettuato dai ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Università Statale di Milano in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, pubblicato sulla rivista Nature Genetics.
Cancro, occhi puntati sulla prevenzione
I risultati di questo studio riportano così l’attenzione sulla prevenzione del cancro, quasi contrastando così un precedente studio, che indicava come due mutazioni su tre nei tumori fossero dovute a errori casuali e di conseguenza inevitabili.
Mutazioni? Sono altre le alterazioni
I tumori sono scatenati da mutazioni? Altre alterazioni più consistenti, ovvero le cosiddette traslocazioni cromosomiche, possono portare alla rottura della doppia elica del Dna e a volte alla fusione di due geni rotti.
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Danno al Dna né traslocazioni avvengono casualmente
Stando a quanto raccontato da Gaetano Ivan Dellino, ricercatore dello Ieo e dell’Università di Milano, studiando le cellule normali e tumorali del sene è stato scoperto che né il danno al Dna né le traslocazioni avvengono casualmente. È possibile quindi prevedere quali geni si romperanno con una precisione superiore all’85%. Solo una parte di essi, tutta via, darà poi origine a traslocazioni.
Tumore e caso? Non ci sono basi scientifiche
Non esiste, quindi, base scientifica che autorizzi a sperate nella fortuna per evitare di ammalarci di tumore. È per questo che risulta necessario non allentare la presa sulla prevenzione: in particolare stile di vita, programmi di salute e anche nel tipo di mondo che pretendiamo e quale tipo di ricerca scientifica vogliamo promuovere. Ne è certo Piergiuseppe Pelicci, direttore della ricerca allo Ieo e professore di patologia generale all’Università di Milano.
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Un primo passo per sconfiggere la casualità
Per ora gli studi non sono riusciti a capire esattamente quale sia il segnale che induce la formazione delle traslocazioni ma è praticamente certo che provenga dall’ambiente. Presto, quindi, potrebbe crollare del tutto il “mito” della casualità. E il primo passo in tal senso è stato compiuto da uno studio italiano.
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