Coronavirus, Bassetti: "Si fanno ancora troppi tamponi inutili, basta"

L'infettivologo Matteo Bassetti si scaglia contro il metodo italiano per individuare il Covid-19

Matteo Bassetti. il direttore del reparto di Malattie Infettive del San Martino (Foto Ansa)
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Bassetti: “Si fanno ancora troppi tamponi inutili"

Il Coronavirus continua a farci tristemente compagnia, ma l'emergenza sembra ormai alle spalle. Il peggio è passato, anche se ancora non sappiamo come saranno i mesi freddi. C'è chi, però, invita a cambiare il modello da utilizzare, soprattutto per quanto riguarda l'individuazione del virus. Si tratta di Matteo Bassetti, secondo cui “si fanno ancora troppi tamponi inutili: per fare la colonscopia o per fare la Tac ti chiedono di fare il tampone prima di entrare in ospedale".

Bassetti: “A cosa serve continuare a fare tamponi a chi non ha sintomi"

Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova, ha più volte definito il nostro Paese un “tamponificio". Non è una novità, quindi, il suo scagliarsi contro il metodo utilizzato dall'Italia: “Se arrivi in pronto soccorso ti fanno il tampone anche se hai una colica renale o hai battuto la testa cadendo dalle scale. A cosa serve continuare a fare tamponi a chi non ha sintomi?", ha scritto su Facebook.

Bassetti: “Usiamo il tampone quando serve"

La linea di Bassetti, dunque, è chiara: “Usiamo il tampone quando serve, dietro prescrizione di un medico, e ci avvicineremo al resto del mondo. Chiudiamo il Tamponificio Italia. Basta". Ai microfoni dell'Adnkronos, poi, l'infettivologo ha criticato il modello Speranza, che “ci ha regalato una nazione che aveva le più grandi restrizioni e, allo stesso tempo, i più alti tassi di contagio e di mortalità".

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Bassetti: “Guardiamo avanti alla convivenza con il virus"

Il modello cinese, quello che prevede Covid-0, non piace a Bassetti: “È un fallimento totale. Pensare di deportare, come sta facendo la Cina, le persone è assurdo. Ora guardiamo avanti alla convivenza con il virus fatta di raccomandazioni alla vaccinazione dei più fragili, ma anche levando le restrizioni e le mascherine che sono servite nei due anni passati ma oggi sono anacronistiche".

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.