Coronavirus, cosa succede se il ristoratore non controlla il Green pass
Green pass, quali obblighi per gestori dei locali e clienti? Il membro del Cts Ciciliano fa chiarezza
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Green pass, quale obbligo per gestori e clienti?
Si è discusso a lungo, negli ultimi giorni, sul ruolo del gestore nell'attività di controllo di validità e autenticità del Green pass. Dal 6 agosto, in Italia, è stato introdotto l'obbligo della certificazione verde per accedere a determinati eventi e luoghi; l'obbligo sarà esteso a partire da settembre: non è ancora chiaro, comunque, se i titolari dei locali possano chiedere ai clienti di esibire un documento di identità insieme al Green pass. Leggi anche Green pass obbligatorio per entrare al supermercato: la proposta del PD
L'intervista al membro del Cts
L'impossibilità, da parte dei gestori dei locali, di richiedere anche un documento d'identità potrebbe portare a comportamenti poco corretti da parte dei clienti. Nei giorni scorsi, però, si è fatta tanta confusione a causa prima delle dichiarazioni del ministro Lamorgese, poi della precisazione del Garante. Le ultime dichiarazioni in merito sono state rilasciate da Fabio Ciciliano, membro del Cts, ai microfoni dell'Adnkronos. Leggi anche Coronavirus, ecco qual è il vaccino più efficace contro la variante Delta. Gli studi scientifici
Ecco quando si diventa responsabili
Secondo Ciciliano, infatti, “è necessario che i ristoratori facciano i controlli e che li facciano in maniera seria. Se davanti a un abuso palese o una contraffazione evidente del Green pass non si richiede una verifica dei documenti, si diventa responsabili del mancato controllo e si può essere sanzionati: si viola la normativa anti-Covid". Gli ultimi chiarimenti, dunque, vanno in tal senso: il gestore del locale dovrà chiedere di esibire il documento di identità in caso di abuso palese o contraffazione evidente. Leggi anche Coronavirus, non solo Sicilia e Sardegna: ecco le regioni a rischio zona gialla da dopo Ferragosto
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Gli obblighi per le due parti
La questione, comunque, rimane abbastanza spinosa: “La discrezionalità non significa che il Green pass, che tutti sono obbligati a controllare, sia completamente avulsa dal controllo del documento. Serve a far sì che all'interno di quella struttura ci siano effettivamente persone tutelate dall'immunizzazione. La maggiore sicurezza in assoluto in un esercizio commerciale o in un ristorante la si ha quando tutti entrano con il Green pass. Se l'esercente vuole la massima garanzia di tutela sanitaria è necessario che si adoperi per fare seriamente i controlli. Per i clienti c'è l'obbligo di esibire il documento su richiesta dell'esercente e questo è espressamente previsto dalla circolare del Viminale".
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L'obbligo del titolare è parziale
Da parte del ristoratore, invece, l'obbligo di richiedere il documento di identità è parziale: “È discrezionale ma lo è solo parzialmente: è chiaro che quando c'è il sospetto di abuso o di contraffazione il controllo diventa obbligatorio. Appare chiaro, ad esempio, che se un uomo esibisce il Green pass di una donna e il gestore gli consente l'entrata diventa corresponsabile della violazione". Inoltre, “usando Green pass contraffatti o di altre persone si rischia la denuncia penale per falso".
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.
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