Coronavirus, ecco perché Omicron può rappresentare la fine della pandemia: le dichiarazioni del politologo Mounk

Covid-19, la variante Omicron potrebbe rappresentare "l'inizio della fine" della pandemia: il politologo Yascha Mounk spiega perché

Coronavirus, Omicron - Foto Pixabay
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Coronavirus, Omicron metterà fine alla pandemia?

Quando finirà la pandemia? Domanda da un milione di euro, forse molto di più. Ce lo chiediamo in continuazione, ma una risposta certa in realtà non c'è. Secondo qualcuno, comunque, la variante Omicron potrebbe rappresentare l'inizio della fine (in senso buono). È di questo avviso Yascha Mounk, autore del bestseller “Popolo vs Democrazia", sulla rivista The Atlantic. Secondo il politologo, infatti, “Omicron segna l'inizio della fine": questo il titolo dell'articolo pubblicato nelle scorse ore. Qualcosa, secondo Mounk, è cambiato nel nostro approccio al virus.

Il virus fa meno paura e la popolazione non è disposta ad accettare nuovi lockdown

In effetti è così: il terrore iniziale si è notevolmente affievolito e in pochi sono disposti ad accettare nuove restrizioni, soprattutto chi è vaccinato. Gli stessi governo propendono più per misure di adattamento alla crisi che volte ad appiattire realmente la curva. Di seguito alcune delle dichiarazioni rilasciate da Mounk a Corriere.it. A proposito della fine della pandemia, il politologo ha spiegato che “ci sono due modi in cui potrebbe finire nel 2022: il primo è biologico, il secondo è sociale“.

“La pandemia può finire nel 2022 in due modi"

Cosa significa? Il primo modo, per l'appunto, è biologico: “Scoprire che Omicron non fa ammalare in modo grave la netta maggioranza delle persone e che l'esposizione a questa variante, se vaccinati, protegge da ceppi futuri; così l'oggettiva minaccia da Covid cesserebbe di essere significativa. Ma questa è una congettura. Non sappiamo se sarà così. Il secondo modo in cui potrebbe finire la pandemia è sociale: consiste nel dire che ci siamo abituati al fatto che la nostra vita implicherà più rischi nel 2022 rispetto al 2019, ma collettivamente e individualmente scegliamo che vivere in modo più normale valga la pena di correre quei rischi".

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Mounk: “Uscire e interagire è un bisogno degli esseri umani"

Secondo Mounk, “anche se Omicron dovesse essere più pericolosa di quanto speriamo e anche se varianti future dovessero essere più gravi, sceglieremo di tornare ad una nuova normalità e non al lockdown: non smetteremo di vedere gli amici, di andare a cena fuori…. In questo senso che penso che il 2022 probabilmente porterà la fine della pandemia. I nostri antenati hanno vissuto in contesti in cui i rischi per la loro vita ogni giorno erano enormemente superiori a quelli che affrontiamo noi, anche ora nel picco di Omicron. Eppure sceglievano di uscire e interagire: è un bisogno degli esseri umani. Quel che eroicamente abbiamo scelto nella primavera 2020 sarà sempre l’eccezione nella Storia".

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Mounk: “Atteggiamento cambiato per diversi motivi"

L'impressione, insomma, è che ci stiamo riprendendo una sorta di normalità in cui il bisogno di vita sociale ha la precedenza sulla paura del contagio. Merito anche dei vaccini, ma non solo. Secondo Monk ci sono tre aspetti: “Anche quando nel marzo 2020 scrissi un articolo intitolato “Cancel Everything”, in cui consigliavo il distanziamento sociale, dal lavoro in remoto alla cancellazione di eventi sportivi, l’aspettativa era che fossero misure temporanee. Il secondo è che i rischi oggettivi del virus sono significativamente più bassi ora rispetto al marzo 2020 perché in un Paese come l’Italia oltre l’80% della popolazione è vaccinato e molti hanno avuto un qualche contatto con il virus, e poi la capacità di cura è migliorata grazie all’esperienza dei medici e a nuovi farmaci. Il terzo aspetto è la stanchezza: ci siamo preoccupati così a lungo, non ne possiamo più. Tirando le somme è evidente che la reazione ad Omicron è assai diversa rispetto agli stadi iniziali della pandemia".

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.