Coronavirus, i virologi contro Draghi per le riaperture in Italia: ecco perché gli esperti sono contrari

Da Massimo Galli ad Andrea Crisanti: gli esperti non sono d'accordo con le riaperture annunciate dal Premier Draghi, il rischio è troppo elevato: ecco perché

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi - Foto Store Norske Leksikon
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Coronavirus, i virologi contro Draghi per le riaperture in Italia: ecco perché gli esperti sono contrari

Il 26 aprile è il giorno in cui in Italia sono in programma le prime riaperture: la curva epidemiologica del coronavirus appare in lieve flessione e il Governo ha deciso di rimettere in moto le attività lavorative più penalizzate dai lockdown e dalle restrizioni anti Covid, dando respiro a settori davvero al collasso e che non possono più permettersi di rimanere fermi. Ma se da una parte si esulta per un barlume di ripartenza del Paese, dall'altra c'è chi teme che si stia commettendo lo stesso errore della scorsa estate, quando si diede il “liberi tutti" per poi tornare nuovamente in isolamento. Si tratta dei virologi, gli esperti di virus che da diverso tempo predicano una sola strada per uscire anzitempo dalla pandemia: un lockdown più lungo e ferreo subito per evitare “ricadute" nei prossimi mesi. E gli stessi scienziati dunque non sono affatto favorevoli alla decisione del Premier Mario Draghi di alleggerire le restrizioni in Italia. ECCO FINO A QUANDO DURERÁ IL COPRIFUOCO

Lo scetticismo dei virologi

Tra i più perplessi c'è Massimo Galli, infettivologo dell'Ospedale “Sacco" di Milano, che ai microfoni de Il Fatto Quotidiano ha dichiarato che “con l’annuncio di venerdì scorso è stato dato un messaggio di 'liberi tutti' che proprio non ci potremmo ancora permettere. Ci saranno un milione di infezioni attive in Italia o pensate che tutti i positivi si fanno il tampone e vengono a saperlo?". Gli fa eco Andrea Crisanti, Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, che è stato molto più duro durante l'intervista per Radio Capital: “Le riaperture saranno irreversibili ma ci sarà un prezzo da pagare di cui tenere conto. Mi rendo conto che dopo un anno di chiusure non ce la si fa più, ma purtroppo l’Italia è ostaggio di interessi politici di breve termine, che pur di allentare le misure finiranno per rimandare la ripresa economica". “Abbiamo visto com’è andata in Sardegna – ha aggiunto – si sono bruciati una zona bianca in tre settimane. Se andrà bene saremo fuori dalla pandemia tra un paio d’anni". ABRIGNANI: “PORTEREMO LE MASCHERINE ANCHE IN AUTUNNO"

Il bollettino di lunedì 19 aprile 2021

Nelle ultime 24 ore sono stati 8.864 i nuovi casi di coronavirus registrati in Italia, mentre ieri erano stati 12.694. I tamponi effettuati sono 146.728, contro i 230.116 di ieri. La percentuale di positivi considerando il totale dei tamponi – quindi molecolari più antigenici rapidi – è al 6% (ieri era al 5,5%). Sono 316 i morti, 67 i pazienti in meno in terapia intensiva. È questo il quadro che emerge dal bollettino del Ministero della Salute del 19 aprile. ASTRAZENECA, ECCO COSA FARE SE SI HANNO QUESTI EFFETTI COLLATERALI

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Coronavirus, ecco le regioni che rischiano di rimanere in zona arancione dal 26 aprile

Il 26 aprile è la data cerchiata in rosso sui calendari di centinaia di migliaia di italiani: quello sarà il giorno in cui in Italia torneranno in vigore le zone gialle, sospese dal Premier Mario Draghi da diverse settimane per dare un'importante sterzata alla lotta contro il coronavirus. La situazione ora è in lieve miglioramento, con la curva epidemiologica in flessione dopo un autunno/inverno particolarmente ostici e la campagna di vaccinazione che (seppur con qualche ritardo) procede. Inoltre le categorie più penalizzate dai lockdown e dalle chiusure sono davvero al collasso, motivi per il quale a partire dalla prossima settimana in alcuni territori si assisterà alla riapertura graduale di bar, ristoranti, pizzerie, teatri, cinema, mostre e musei. Ci sono però alcune regioni che, come riportato da SkyTg24, rischiano di rimanere ancora escluse dalla zona gialla e rimarranno in arancione almeno fino ai primi di maggio. Ecco quali sono.

Le regioni che resteranno in arancione

Le regioni Valle d'Aosta, Campania, Puglia e Sardegna con ogni probabilità rimarranno in zona arancione il 26 aprile: questo perché per “sperare" nella promozione nella fascia di rischio minore, in questo caso la zona gialla, un territorio deve permanere nella fascia assegnata dal Ministero della Salute per almeno 14 giorni. E il monitoraggio dati di venerdì scorso ha assegnato l'arancione a questo gruppo di territori, che dunque dovranno ancora attendere per la riapertura delle attività sopraelencate. E attenzione perché a rischiare sono anche altre regioni…

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Le altre regioni a rischio

Oltre alle “fantastiche 4" del paragrafo precedente, infatti, a rimanere in zona arancione anche il 26 aprile potrebbero essere Sicilia, Calabria, Basilicata e Toscana per le quali saranno decisive le analisi dei dati sull'indice Rt che verranno effettuate venerdì 23 aprile da Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e Comitato Tecnico Scientifico. In questi territori si è particolarmente in bilico tra il giallo e l'arancione e se i valori dovessero essere ritenuti al di sotto della soglia minima anche solo per un0 0,01% non si potrà dare l'ok alle riaperture anticipate dal Governo. Se ne saprà di più nei prossimi giorni.

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Nunzio Corrasco

Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.