Coronavirus, le varianti stanno migliorando la propria trasmissibilità nell'aria: ecco perché
Covid-19, lo studio: le varianti sono più contagiose perché le microgocce percorrono distanze più lunghe. Ecco perché preoccupano di più
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Coronavirus, cosa rende le varianti più contagiose?
Le varianti del Coronavirus emerse negli ultimi mesi, in particolare Alfa e Delta, si sono dimostrate più infettive e maggiormente resistenti ad alcuni vaccini rispetto al ceppo base: tra le cause, come riporta Notizie.it, c'è la capacità delle mutazioni di trasmettere il virus nell'aria. A rendere le due varianti più contagiose, infatti, sono le microgocce chiamate aerosol in grado di attaccare direttamente i polmoni dell'ospite, dove il virus è molto più dannoso. Leggi anche Pillola anti-Covid, Bassetti: “Così possiamo sconfiggere il virus definitivamente”
Il virus ora “percorre" distanze più lunghe
Nelle varianti, infatti, queste microgocce possono percorrere distanze molto più lunghe rispetto al ceppo base del Coronavirus. è per questo motivo che le variazioni risultano più contagiose. Secondo uno studio effettuato dal Dott. Munster, una persona infettata dalla variante Alfa può trasmettere circa 43 volte più virus. Con l'arrivo della variante Delta, inoltre, il dato sulla trasmissione del virus è notevolmente aumentato. Leggi anche Covid e scuole, Figliuolo fa ritirare i banchi monoposto per rischio incendio
Possibili nuove varianti
Se il ceppo iniziale del Coronavirus ora fa meno paura, di certo lo stesso non si può dire per le varianti: e non è da escludere, inoltre, che in futuro si creino nuove mutazioni. È per questo motivo che, secondo molti studiosi, sarà necessario tenere ancora per un po' la mascherina. Discorso che vale anche per le persone vaccinate: anche chi è immunizzato, infatti, potrebbe essere attaccato dalle varianti del virus, vista la loro elevata contagiosità. Leggi anche Massimo Galli sui vaccini: ‘Terza o quarta dose potrebbero non bastare’
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Quanto cala l'efficacia dei vaccini nel tempo
A preoccupare, inoltre, c'è anche il calo della resistenza dei vaccini nel corso del tempo: secondo alcuni dati pubblicati da The Lancet e riportati da Yahoo, l'efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech SE cala dall'88% al 47% nel prevenire le infezioni sei mesi dopo la seconda dose. L'efficacia nel prevenire ricoveri e decessi, comunque, rimane alta al 90% per almeno sei mesi, anche contro la variante Delta. Il calo della protezione, secondo i ricercatori, è dovuto più ad una minore efficacia che alle varianti più contagiose.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.
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