Medici e personale sanitario di Roma hanno ricevuto una diagnosi di positività al Covid dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino
Si sa che i medici, gli infermieri e gli addetti ai servizi ospedalieri sono soggetti più a rischio, rispetto ad altri, di contrarre un’infezione da Coronavirus. Categorie molto più esposte, per le quali gli attuali protocolli di prevenzione assumono un valore prioritario. Ma a Roma è accaduto un fatto insolito: una dozzina di persone operanti nel settore sanitario hanno ricevuto una diagnosi di positività ai tamponi, pur avendo completato l’iter vaccinale con la seconda dose di farmaco. È quanto risulta da un recente rapporto stilato dalle ASL della capitale, che mette in evidenza l’utilizzo del preparato messo a punto dalla Pfizer nella totalità dei casi. Da leggere anche Coronavirus, ecco la nuova ordinanza del Ministro Speranza: chi rischia la zona rossa.
CORONAVIRUS E PERSONALE MEDICO-OSPEDALIERO A ROMA, I NUMERI DAL REPORT ASL
Le Aziende Sanitarie coinvolte nell’Urbe sarebbero Roma 1, 3, 4 e 5, quest’ultima con un bilancio di 8 infettati distribuiti nel nord-est dell’area metropolitana, fra Guidonia, Monterotondo, Tivoli e Colleferro. A Roma 4, invece, il Covid avrebbe colpito 2 infermieri, uno al San Camillo e un altro all’Aurelia Hospital. Nelle restanti ASL altri 2 casi di positività: un operatore sanitario a Torrino (Roma 3) e un infermiere a Monte Mario, presso il Distaccamento 1. La ripartizione dei contagi tra diverse sedi, 12 in totale, fa pensare alla presenza di più focolai in contemporanea.
CHE COSA ACCOMUNA I SOGGETTI TESTATI?
Oltre a lavorare nello stesso settore, gli individui sottoposti a screening non hanno manifestato alcun segnale da Sars-CoV-2, neanche minimo. Come sottolinea il virologo Massimo Andreoni dell’Università Tor Vergata, la somministrazione del farmaco è mirata a prevenire l’insorgenza dei sintomi e non l’esposizione o la replicazione virale. Va ricordato, inoltre, che tutti i soggetti interessati hanno aderito alla campagna vaccinale promossa da Pfizer: alcune mutazioni (sudafricana in primis) risultano in parte refrattarie all’antidoto elaborato dall’azienda. Peraltro, la stessa casa farmaceutica statunitense ha ammesso una minore efficacia del suo preparato rispetto ad altri, in seguito ad uno studio interno volto al miglioramento della formulazione.
POSITIVITÀ POST-VACCINO: LE PROBABILITÀ DI TRASMETTERE IL VIRUS
Non sussistono prove sul fatto che le persone vaccinate e, in seguito, positive ai tamponi possano infettare gli altri: l’immissione e la distribuzione del farmaco sono troppo recenti per confermare se tali individui siano, a loro volta, vettori di contagio. Pertanto al momento non vi è alcun dato certo, se non un forte invito alla scrupolosa adesione ai protocolli e a non abbassare la guardia, nella lotta al contenimento del virus
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