Coronavirus, obbligo vaccino, frenata dall’Ema: “Solo nel 2023”
Proseguono il dibattito e la polemica sull’eventuale legge di obbligarietà di vaccino dal coronavirus, che costringerebbe tutti i soggetti ritenuti idonei a sottoporsi all’inoculazione del siero anti-Covid a prescindere dai propri convincimenti personali. Tuttavia, pare che Ema non sia d’accordo e che questo rimanderà ulteriormente l’eventuale scelta del Premier Mario Draghi in proposito. IN ARRIVO IL DECRETO SUPER GREEN PASS: ECCO COSA SIGNIFICA
L’autorizzazione completa di Pfizer e Moderna arriverà tra circa 28 mesi
Attualmente, per contrastare l’emergenza Covid-19, le autorità sanitarie hanno concesso la parziale autorizzazione alla commercializzazione e distribuzione dei sieri vaccinali. Questo perché i vaccini hanno superato le fasi di sperimentazioni necessarie a poter essere utilizzati sulla popolazione ma, ufficialmente, manca ancora l’ultima fase, ossia il follow-up a lungo termine dei soggetti che hanno ricevuto il vaccino. Questa fase si concluderà ufficialmente nel 2023, tra circa ventotto mesi. Solo allo scadere dei termini sarà possibile parlare di obbligo vaccinale, così come fa sapere Ema (Agenzia Europea per i Medicinali). ECCO LE REGIONI CHE RISCHIANO LA ZONA GIALLA
Studi ancora in corso sui vaccini ed eventuali effetti collaterali
Da quando è cominciata la campagna vaccinale, Ema si sta occupando, com’è suo dovere, di controllare e monitorare tutte le segnalazioni di effetti collaterali ed eventi avversi avvenuti in seguito alla somministrazione dei vari vaccini. Questa fase si chiama di follow-up ed è l’ultimo step che qualsiasi preparato medico e/o farmacologico deve superare prima di ottenere la piena autorizzazione alla distribuzione. Al momento, la finestra temporale presa in esame non è sufficiente per poter permettere a nessun Capo di Stato di firmare una legge che determini l’obbligo, da parte dei cittadini, a vaccinarsi. IL PIANO DI DRAGHI PER IL RITORNO A SCUOLA
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I tempi potrebbero essere anche più brevi
In ogni caso, visto che già milioni di dosi di vaccino sono state inoculate, è possibile che si riesca a raggiungere un monte-dati sufficiente prima del 2023. Anche tenendo conto del fatto che le reazioni avverse, in percentuale rispetto a chi si è sottoposto al vaccino, sono al momento poche, con numeri non diversi rispetto ad altri preparati vaccinali già obbligatori da tempo. Ema fa quindi sapere che potrebbe accadere che l’autorizzazione completa, e la conseguente possibilità di obbligo, potrebbe arrivare un po’ prima della data ufficiale.
Lo scoglio più grande
Il fulcro del discorso è che la fase di follow-up prevede il monitoraggio delle condizioni di salute dei vaccinati nei successivi due anni a partire dal giorno dell’inoculazione della seconda dose. Ecco perché i tempi potrebbero dilatarsi a tal punto di superare addirittura la durata della pandemia.
Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.