Coronavirus, individuata una nuova sottovariante: primi casi in Italia
I virus, ormai lo abbiamo imparato, mutano continuamente: il Coronavirus che ha dato vita alla pandemia, proprio per il modo in cui si è diffuso, è riuscito a mutare più e più volte, creando numerose varianti. Tra le più recenti c’è la nuova sottovariante Delta, chiamata AY.4.2 e indicata con la sigla B.1.617.2.4.2: i primi casi di questa sottovariante sono da pochi stati individuati anche in Italia. Leggi anche Coronavirus, il Governatore avverte: “Se continuiamo a distrarci, a novembre richiudiamo”. Ecco tutti i dettagli
Il picco in Gran Bretagna, ma la sottovariante ha fatto la sua comparsa nel nostro Paese
Nove casi della nuova sottovariante Delta, come riporta Notizie.it, sono stati identificati in Italia tra settembre e ottobre: è quanto emerge dalle sequenze genetiche contenute nella banca dati internazionale Gisaid, analizzate dagli esperti del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli. Sono 1.860 le sequenze di questa variante depositate in totale, la maggior parte dalla Gran Bretagna e le altre da una decina di Paesi in Italia. Tra questi anche l’Italia, dove potrebbe presto crescere l’incidenza. Leggi anche Coronavirus, Crisanti: ‘Terza dose del vaccino per non finire come l’Inghilterra’
Potrebbe essere più aggressiva
La nuova sottovariante Delta è comparsa solo recentemente, e per questo è ancora poco conosciuta: il sospetto degli esperti, però, è che sia più aggressiva. Secondo le prime indagini potrebbe essere più contagiosa fino al 10%. Il picco dei casi è stato individuato in Gran Bretagna. Questa variante si contraddistingue per via di due mutazioni presenti nella proteina Spike: una conosciuta perché presente nella variante Delta, ovvero A222V, l’altra Y145H. Leggi anche Coronavirus, Green Pass: si lavora ad una modifica delle regole in Europa. Ecco cosa potrebbe cambiare
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Più aggressiva dal 10 al 15%?
Non ci sono ancora dati sufficienti per poter conoscere a fondo questa nuova sottovariante ma, secondo alcuni ricercatori britannici, sarebbe più aggressiva della Delta dal 10 al 15%: è quanto sostengono, tra gli altri, Jeffrey Barrett del Wellcome Sanger Institute di Cambridge e Francois Ballous dell’University College di Londra.
Zollo: “Due le azioni per contrastare eventuali varianti in grado di sfuggire ai vaccini
Come spiegato da Massimo Zollo, genetista dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore della task force Covid-19 del Ceinge, “le possibili azioni per contrastare eventuali varianti in grado di sfuggire ai vaccini sono almeno due: la prima potrebbe portare a farmaci in grado di bloccare l’ingresso del virus nelle cellule; la seconda punta a generare nuovi antivirali che blocchino la replicazione del virus nelle cellule”.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.