Coronavirus, prorogato lo smart working fino al 30 settembre: ecco per quali lavoratori

Si allunga fino al 30 settembre il diritto di "lavoro agile" per gli italiani: ecco tutti i dettagli previsti dal Decreto Sostegni bis

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Coronavirus, prorogato lo smart working fino al 30 settembre: ecco per quali lavoratori

Il coronavirus continua ad affliggere l'Italia (e non solo) e, nonostante la curva epidemiologica sia al momento in flessione, lo scenario lavorativo è ancora da tenere sotto osservazione per evitare che i contagi possono alzarsi di nuovo in maniera preoccupante. In questo caso si fa riferimento agli spostamenti per recarsi sul posto di lavoro. Proprio per questo ormai da un anno è in vigore lo smart working che, nei settori dove è possibile, ha permesso a migliaia di italiani di poter svolgere i propri compiti da casa. E nel Decreto Sostegni bis in fase di completamento, come riportato da IlSole24Ore.it, è prevista una proroga importante che riguarda proprio il “lavoro agile". REDDITO DI CITTADINANZA BLOCCATO PER ALCUNI ITALIANI: ECCO CHI E PERCHÉ

I dettagli sulla proroga dello smart working

Si va verso la proroga dello smart working fino al 30 settembre: in questo modo i datori di lavoro potranno continuare ad appoggiarsi alle modalità da remoto con decisione unilaterale, senza dover quindi stringere nuovi accordi individuali con i singoli dipendenti e collaboratori. Cancellato, invece, l'obbligo di avere una quota di dipendenti della Pubblica Amministrazione in smart working. Precisamente, a saltare è stato il vincolo del 50% dei lavoratori in modalità di lavoro agile per la PA italiana. Per l'ufficialità di questo provvedimento occorre attendere che il Decreto Sostegni bis venga ultimato e ufficializzato. DIGITALE TERRESTRE, ECCO QUALI TELEVISORI ANDRANNO SOSTITUITI A BREVE

Coronavirus, il bollettino di mercoledì 5 maggio 2021

Nelle ultime 24 ore sono stati 10.585 i nuovi casi di coronavirus registrati in Italia, mentre ieri erano stati 9.116. Aumentano i tamponi effettuati: 327.169, contro i 315.506 di ieri. La percentuale di positivi considerando il totale dei tamponi – quindi molecolari più antigenici rapidi – è al 3,2% (ieri era al 2,9%). Sono 267 i morti, 55 i pazienti in meno in terapia intensiva. È questo il quadro che emerge dal bollettino del Ministero della Salute del 5 maggio. IL PIANO DEL GOVERNO PER IL TURISMO E L'ESTATE

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Smart Working, lavorare in pigiama a casa danneggia la salute mentale: ecco la ricerca che lo dimostra

Da più di un anno ormai, a causa della diffusione della pandemia da Covid-19, si sente sempre più spesso parlare di smart working da casa: durante il lockdown, con la chiusura di negozi e industrie, l'unica possibilità per portare avanti l'economia è stata il lavoro da casa in forma telematica. Se da un lato ha permesso a molte famiglie di continuare a contare su una fonte di guadagno a differenza di altre categorie di lavoratori, dall'altra ha messo in evidenza una serie di svantaggi non solo pratici ma anche mentali, soprattutto se si lavora in pigiama.

L'avvento dello smart working

Lo smart working all'inizio ha entusiasmato tutti coloro che, non potendo recarsi sul posto di lavoro durante il lockdown per motivi di sicurezza, hanno potuto preservare il proprio posto di lavoro. Certamente non è stato facile abituarsi essendo una situazione per molti lavoratori assolutamente nuova: si pensi alla mancanza di una rete internet abbastanza veloce, alla mancanza di una camera abbastanza isolata dal resto della casa e alla presenza di altri familiari in casa, in primis i bambini con annessi capricci. In una situazione ottimale lo smart working non abbassa la produttività: basta organizzare al meglio la postazione di lavoro, restare costantemente in contatto con colleghi, creare una routine lavorativa con orari ben precisi, fare molte paure e soprattutto non lavorare in pigiama affinché il corpo sia stimolato all'attività lavorativa e non al riposo. A tal proposito, una recente ricerca effettuata in Australia ha addirittura messo in luce gli effetti negativi dello smart working sulla salute mentale, nel caso in cui venga praticato stando comodamente in pigiama.

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Lo smart working e la salute mentale

David Chapman e Cindy Thamrin sono due dei ricercatori della Medical Research di Sydney che hanno pubblicato uno studio effettuato nel pieno della pandemia, ovvero tra il il 30 aprile e il 18 maggio. Sono stati distribuiti a 163 soggetti tra lavoratori, ricercatori e accademici in pieno smart working, dei questionari da compilare. Ebbene nel 59% del gruppo analizzato, accomunato dall'abitudine di lavorare in pigiama, si sono evidenziati dei problemi psichici, a differenza degli altri che, prima di mettersi a lavorare davanti al pc di casa, si spogliano del pigiama per una tenuta più consona. In poche parole, secondo questo studio, viene messo a repentaglio quel fragile equilibrio tra vita lavorativa e domestica, mantenuto anche da piccoli gesti tra i quali proprio quello di vestirsi per affrontare il lavoro.

La soluzione

Il controllo rappresenta la soluzione ideale: nella vita di un free lance ci sono anche condizioni potenzialmente positive anche se a volte le richieste e le pressioni sono tante. Una delle caratteristiche positive è il non doversi recare in ufficio con mezzi affollati e spesso in ritardo, il potersi organizzare la giornata e il lavoro in modo autonomo, senza dipendere da orari e postazioni. Lo psicologo consiglia equilibrio e l'opportunità di cogliere i vantaggi di questo tipo di lavoro, senza farsi prendere dall'ansia e dalla depressione, che purtroppo può essere in agguato. Organizzarsi la giornata e ritagliarsi dei momenti appaganti di tempo libero può rappresentare un'ancora di salvezza.

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Nunzio Corrasco

Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.