Coronavirus, scienziati contro i “nuovi” tamponi e il Green Pass esteso a un anno: ecco qual è il grande rischio e perché
Il coronavirus continua ad affliggere l’Italia (e tutto il mondo) e, nonostante la curva dei contagi si sia abbassata notevolmente con l’arrivo dei vaccini, non si può assolutamente dire che il Covid sia stato debellato. Anzi, il virus continua comunque a circolare. Impossibile però tornare nuovamente a idee di lockdown o restrizioni simili a quelle dell’ultimo anno e mezzo, da qui l’idea del Governo italiano di estendere da 48 a 72 ore la durata dei tamponi negativi per ottenere il Green Pass (chi non è vaccinato) e soprattutto di portare da nove mesi a un anno la valenza della stessa “certificazione verde”. Provvedimento che, tuttavia, è stato molto criticato dagli scienziati. Andrea Crisanti ad esempio, microbiologo e Professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, ha espresso tutto il suo scetticismo durante il programma tv “L’Aria che Tira” (in onda su La7).
Le parole di Crisanti sulle estensioni di Green Pass e tamponi
Secondo Crisanti l’estensione di questi due fattori, decisamente rilevanti nell’ottica di contrastare il coronavirus, “non ha alcun fondamento scientifico“. “Praticamente – ha spiegato – si impone per legge quant’è il periodo di incubazione del virus, della malattia. Non esistono dimostrazioni che un tampone fatto 72 ore prima certifichi che quella persona è negativa. É una scelta avventata e puramente politica, senza alcuna nessuna base scientifica, come sicuramente è sbagliato il concetto di creare ambienti sicuri con il Green Pass. Se l’obiettivo del Green Pass è creare ambienti sicuri è sbagliato prolungare ad un anno la sua validità perché i dati di Israele ci dimostrano che i vaccinati a sei mesi trasmettono”. Cosa fare dunque? ECCO QUAL É IL VACCINO PIÚ EFFICACE CONTRO I RICOVERI IN OSPEDALE
I suggerimenti di Crisanti
Il Prof. Crisanti ha dichiarato che le durate della validità dei tamponi e del Green Pass dovrebbero rimanere le stesse per evitare “ricadute” del virus, senza prorogarle come vorrebbe fare il Governo. “Il GP – ha aggiunto lo scienziato – era per indurre le persone a vaccinarsi, poi si è sbagliato e si è detto ‘creiamo degli ambienti sicuri’. Per creare degli ambienti sicuri facciamo fare un tampone a chi non si è vaccinato per avere il Green Pass. Dovremmo fare il GP che scade a sei mesi, dopo sei mesi si fa la terza dose. Chi non può vaccinarsi fa il tampone molecolare. Senza questa rigidità è normale che il virus continui a circolare”.
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Ecco come si ottiene il Green Pass e le differenze tra il GP solo italiano e quello europeo
Il Green Pass si ottiene in tre modi diversi: presentando un tampone negativo effettuato 48 ore prima della richiesta del GP, certificando che si è contratto il Covid al massimo sei mesi prima della richiesta del GP e dopo essersi vaccinati. Proprio in quest’ultimo punto risiede una differenza sostanziale: il Green Pass per eventi e attività in Italia potrà essere ottenuto solo a partire dal 15° giorno successivo alla somministrazione della prima dose (Pfizer, Moderna o Vaxzevria), per quello europeo si dovrà completare l’intero ciclo vaccinale e attendere 15 giorni dalla somministrazione della seconda dose. Per il siero monodose Johnson&Johnson, invece, il Green Pass avrà valore sia in Italia che in Europa dopo 15 giorni dall’inoculazione. Il Green Pass avrà una valenza di dodici mesi per i vaccinati, di sei mesi per i guariti dal Covid e della durata dello spostamento o dell’attività per i non vaccinati e mai affetti da Covid.
Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.