Coronavirus, tutte le attività riaperte entro il 15 maggio? Il piano di Calenda in 5 punti
Non si ferma la diffusione del coronavirus in Italia (e in tutto il mondo) e, nonostante la curva epidemiologica sia in calo, il nostro Paese rischia sempre di più il collasso sotto tanti aspetti. Dalla tenuta delle attività lavorative a quella della salute psicologica degli italiani, un anno dopo la comparsa del Covid-19 la situazione è ancora critica. Con la differenza, però, che il grande sforzo compiuto dal Governo per sostenere i cittadini in difficoltà non può protrarsi a lungo. Lo sa bene anche l’eurodeputato Carlo Calenda che, come dichiarato sui suoi profili social, avrebbe un piano per riaprire tutte le attività lavorative entro il 15 maggio. A una sola condizione, anzi cinque. Ecco il suo progetto. ECCO LE ATTIVITÁ CHE POTREBBERO RIAPRIRE DAL 20 APRILE
Il piano di Calenda
Secondo l’ex Ministro dello Sviluppo Economico nei Governi Renzi e Letta “è giunto il momento di programmare la riapertura totale delle attività, dandosi un obiettivo coerente con la capacità vaccinale. Il Paese non tiene più. Stiamo arrivando oltre la soglia di tenuta sociale. Per ristorare partite IVA, lavoratori dipendenti e persone in condizione di povertà servirebbero oggi circa 50 miliardi al mese, un carico mai sostenuto e che comunque non riusciremo a sostenere a lungo”. Cosa fare dunque? Progettare seriamente la ripartenza dell’Italia tra aprile e metà maggio attraverso un piano ben preciso che, come primo punto, deve vedere “mettere in sicurezza chi rischia di più con almeno una dose di vaccino, cioè gli over 70 e tutti i soggetti identificati come vulnerabili dal piano vaccinale del Governo. Poi garantire gli slot di prenotazione per chi deve fare la seconda dose, circa 3 milioni di persone“. Dopodiché c’è la vaccinazione di massa: “Con una media di 350mila inoculazioni al giorno – ha spiegato Calenda – si riusciranno a utilizzare tutte le 8 milioni di dosi in arrivo ad aprile. A quel punto resterebbero 6 milioni di persone da vaccinare, che potrebbero essere immunizzate nelle prime due settimane di maggio con una media di 450mila somministrazioni al giorno. Se tutto andasse bene, quindi, si potrebbe riaprire tutto”. IPOTESI ZONA GIALLA NELLE REGIONI IN CUI SI VACCINA DI PIÚ? LO SCENARIO
Gli altri punti di Calenda
Carlo Calenda ha realizzato uno scenario interessante ma che, per funzionare, dovrebbe essere sorretto da operazioni importanti da parte del Governo. “Serve una radicale strategia di contenimento delle infezioni – ha detto l’eurodeputato facendo riferimento al secondo punto del suo piano – per riportare le terapie intensive e i contagi a parametri accettabili come ad esempio 100 contagi ogni 100.000 abitanti e il 30% di occupazione delle terapie intensive)“. Il terzo punto riguarda “la gestione dell’approvvigionamento dei vaccini alle Regioni e il controllo tassativo delle forniture per fare in modo che i sieri vadano solo alle categorie identificate. Non un vaccino deve andare a soggetti non previsti in quel momento”. IL 2 GIUGNO RIAPRONO GLI ALBERGHI? LA VERITÁ
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Coronavirus, gli ultimi punti del piano di Calenda
“Va rafforzata – conclude Calenda illustrando gli ultimi punti del suo piano – la cintura di protezione costituita da tracciamento, tamponi, terapie subintensive e intensive e, infine, è fondamentale lo sviluppo massiccio della capacità di fare tamponi molecolari collegato a un sistema di green pass”. L’eurodeputato, infatti, punta il dito sull’efficacia dei tamponi antigenici (i test rapidi) e sulla capacità, tra le più scarse in Europa, di effettuare tamponi molecolari.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.