Ecco i risultati di una interessante ricerca pubblicata su Jama Network Open
Secondo una recente ricerca pubblicata da poco su JAMA Network Open, i pazienti che soffrono di problemi respiratori durante il sonno, avrebbero una maggiore probabilità di morire di COVID-19. Secondo le evidenze di questa indagine, i bassi livelli di ossigeno sarebbero correlati ad un rischio maggiore di ricovero e di decesso. Lo studio è stato condotto da una equipe di ricerca della Cleveland Clinic su 5.402 pazienti che avevano un record di studi sul sonno. I pazienti monitorati sono stati testati per COVID-19 nei siti del sistema sanitario in Ohio e Florida dall’8 marzo al 30 novembre 2020. Da leggere Crisanti: “Vaccini ai bambini? Le miocardite preoccupano”
Come è stato condotto lo studio
L’età media dei pazienti è di 56,4 anni, mentre il campione è stato formato per il 55,6% da donne, il 60,3% era bianco, il 31,4% era nero, il 15,2% era di altre razze e il 35,8% era positivo al COVID-19. Lo studio è stato condotto anche per valutare l’opportunità di proseguire i trattamenti con aerosol virali per coloro che soffrono di disturbi del sonno. Mentre la respirazione disturbata dal sonno e l’ipossia correlata al sonno (bassi livelli di ossigeno) non erano collegati ad un aumentato rischio di infezione da COVID-19, l’ipossia correlata al sonno era associata a un rischio maggiore del 31% di ospedalizzazione e morte.
Cosa si è scoperto
Rispetto ai pazienti non infetti, coloro che sono risultati positivi al COVID-19 hanno evidenziato un indice di apnea-ipopnea più alto (16,2 vs 13,6 eventi all’ora) e più tempo di sonno totale (TST) a meno del 90% di saturazione di ossigeno (mediana, 1,8%). Le apnee sono disturbi che si manifestano con interruzioni improvvise della respirazione mentre le ipopnee sono periodi di respirazione superficiale. Mentre la respirazione disturbata dal sonno non era legata alla positività al COVID-19, il TST mediano con una saturazione di ossigeno inferiore al 90% era associato a peggiori esiti clinici ordinali COVID-19. CONTINUA A LEGGERE..
Serviranno ulteriori studi
Secondo quanto emerso dallo studio effettuato dall’equipe della Cleveland Clinic sarebbero necessarie strategie per identificare meglio l’ipossia specifica dell’apnea notturna, come l’uso del carico ipossico correlato all’apnea notturna come indicatore più sensibile dell’ipossia correlata all’apnea notturna, che è associata a un rischio più elevato di morte cardiovascolare. Bisognerebbe anche valutare come l’ipossia correlata al sonno possa incidere in maniera negativa sull’efficacia del vaccino e chiarire i meccanismi ipossici che potrebbero indurre all’ospedalizzazione o alla morte del paziente stesso.
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