Covid, il fenomeno delle varianti lampo che stanno facendo evolvere il virus

Uno studio pubblicato su Molecular Biology and Evolution ha cercato di approfondire il problema delle velocità delle varianti

Health workers wearing overalls and protective masks in the Covid intensive care unit of the Policlinico di Tor Vergata, in Rome, Italy, 18 January 2022. ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Le varianti lampo del Covid, ecco il fenomeno discusso tra gli scienziati

Il virus SarsCoV2, fin da quando lo conosciamo, ha più volte messo in allarme il mondo, perché in grado di produrre un numero di varianti che, di volta in volta, devono essere studiate, per comprendere se queste mutazioni del virus rispondono agli vaccini che abbiamo attualmente a disposizione o alle cure che sono state messe a punto per far fronte all'emergenza pandemica. Il virus SarsCoV2, infatti, ha la capacità di segnare improvvise accelerazioni alla propria abilità di creare replicazioni di se stesso, ed è proprio questo il motivo per cui vengono prodotte, a ritmo impressionante, nuove varianti, più di quanto si era mai verificato nella storia con altri virus.

Lo studio sulle varianti lampo

Gli esperti hanno evidenziato che l'avanzata incalzante di Omicron rappresenta un segnale che questa di certo non sarà l'ultima versione del Coronavirus. Questo perché ogni nuova infezione concede al virus una possibilità in più di mutare e Omicron, per la sua veloce diffusione, ha un vantaggio rispetto ai suoi predecessori, anche se frenato in parte da una maggiore immunità fornita sia dai vaccini, sia da malattie pregresse. Il fenomeno delle varianti lampo è stato analizzato da uno studio australiano pubblicato su Molecular Biology and Evolution da un gruppo di ricerca capeggiato da Sebastian Duchene, dell’Università di Melbourne.

Il parere di Duchene

Sebastian Duchene indica che generalmente i virus creano delle mutazioni ad un ritmo piuttosto costante nel tempo: spesso necessitano di un anno o più per dare vita auna nuova mutazione. Questo però non vale per il SarsCoV2, che ha, fin dal principio, prodotto diverse varianti, che hanno subìto molte più mutazioni di quanto ci si aspetterebbe da un altro virus, compresi gli altri coronavirus. Sebastian Duchene prende in esame la variante Delta, la quale, secondo l'autore dello studio si è sviluppata in un lasso di tempo di sei settimane dalla forma precedente del virus. CONTINUA A LEGGERE..


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L'obiettivo dello studio

Obiettivo dello studio pubblicato su Molecular Biology and Evolution era comprendere il motivo della velocità di produrre varianti insita nel Covid-19, per cui è stata condotta un’analisi computazionale su diverse sequenze genomiche del virus, con lo scopo di rendere noto il meccanismo che consente la comparsa di pericolose mutazioni. Lo studio, in particolare, ha preso in esame le prime quattro varianti: Alfa, Beta, Gamma e Delta. Lo studio ha messo in evidenza che il SarsCoV2 ha aumentato la velocità del suo tasso evolutivo e questo dipende da fattori assai diversificati. Tra le varie cause, ad esempio, figurano le infezioni prolungate negli individui, la velocità di trasmissione del virus, soprattutto tra persone non vaccinate, ma anche una formidabile selezione naturale, che permette al virus di ingannare le difese immunitarie dell'organismo. Tutti questi fattori permettono al Covid-19 di diffondersi più velocemente e, conseguentemente, di evolvere in varianti più pericolose. Sebastian Duchene sottolinea ancora una volta che le uniche armi che abbiamo a disposizione sono la vaccinazioni e la sorveglianza attiva del genoma virale, per il rilevamento precoce delle nuove varianti.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.