Variante indiana Covid, individuato il primo caso a Firenze: ecco il parere degli esperti
Con la recrudescenza, rapida ed inesorabile, della curva dei nuovi casi di positività da COVID-19 e la difficile situazione sul fronte vaccinale, il quadro pandemico si arricchisce di nuovi sviluppi. A preoccupare maggiormente, in questo periodo, il proliferare di numerose mutazioni virali che, con la repentina diffusione sul territorio, inaspriscono il tasso di contagiosità ed il numero di accessi alle strutture ospedaliere. Le mutazioni genetiche sono tipiche di ogni forma virale che, nel tempo, si modificano e si adattano agli ospiti con lo scopo di aumentare la propria contagiosità e diffusione. Da leggere anche Coronavirus, nuovo dpcm Draghi, ecco le misure fino a Pasquetta.
Isolato il primo caso a Firenze
Nella maggior parte dei casi si tratta di mutazioni lievi o di poco conto, ma in taluni eventi si tratta di vere e proprie modificazioni sostanziali che rendono il nuovo virus resiliente ai vaccini fino a questo momento elaborati. Dopo la diffusione della variante inglese, che ha ormai invaso tutto il nostro territorio, della variante brasiliana e di quella sudafricana, in questi giorni è stato isolato il primo caso di variante indiana di Sars-CoV2 in Italia. L’evento è accaduto a Firenze ed ha destato grande scalpore poiché, al momento, sono poco meno di un migliaio i casi segnalati in tutto il mondo.
La temuta variante indiana
Secondo quanto evidenziato dal dottor Pietro Dattolo, presidente dell’ordine dei medici e degli odontoiatri di Firenze, in una sua recente intervista al Corriere Fiorentino, il primo caso di variante indiana in Italia è stata individuata in una operatrice sanitaria del capoluogo toscano. L’infermiera, che aveva già completato il proprio percorso vaccinale con la seconda dose del vaccino Pfizer, è risultata positiva alla mutazione indiana del COVID-19. La donna, ricoverata in ospedale per le cure del caso, è comunque successivamente guarita. La positività al virus in un soggetto già sottoposto a vaccino, naturalmente, ha destato sconcerto e preoccupazione. Il dottor Dattolo ha comunque precisato che l’operatrice sanitaria colpita, benché già vaccinata, fosse un soggetto immunodepresso e la condizione di compromissione del sistema immunitario sarebbe stata determinante nella scarsa risposta a livello di anticorpi.
La variante non avrebbe evidenziato grandi variazioni sul quadro clinico
La particolare condizione della paziente, dunque, sarebbe stata determinante nel contagio; la variante indiana, in ogni caso, a seguito di accurate indagini di laboratorio, non avrebbe mostrato sostanziali differenze, a livello clinico, rispetto alle altre varianti in circolazione. Nel proseguo della sua intervista, il dottor Dattolo, ha comunque voluto porre, ancora una volta, l’accento sull’importanza di vaccinare quante più persone possibile per creare una sorta di effetto barriera nei confronti della diffusione virale.
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