
Coronavirus, la nuova variante inglese sta mandando in tilt la sanità pescarese: ultimi aggiornamenti
Brusco incremento delle nuove diagnosi di Coronavirus a Pescara, per un buon 65% riferibili a soggetti colpiti dalla variante inglese. Va detto però che a dispetto delle rassicurazioni provenienti dal mondo scientifico, il ceppo britannico sta colpendo molte persone fra i 30 e i 40 anni costringendole al ricovero presso le strutture ospedaliere locali. L’aumento delle degenze e dei ricoveri in terapia intensiva sta aggravando una situazione di per sé critica, arrivando a ben 30 ingressi giornalieri legati alla trasmissione del virus. Tutt’altro che confortante il bilancio sui posti letto. Il Covid Hospital del capoluogo pescarese, infatti, è ormai saturo e sta inviando i pazienti in altre strutture ospedaliere. Da leggere anche Coronavirus, ecco le prime mosse del governo Draghi su Ristori e blocco licenziamenti.
VARIANTE INGLESE, LE DIAGNOSI NEGLI ULTIMI GIORNI
Dal 15 febbraio l’Abruzzo è diventata zona arancione, con restrizioni da area rossa nei Comuni di Pescara e Chieti. Nelle due città la situazione sanitaria è paragonabile a quella dell’Umbria, dove le mutazioni dei ceppi Covid di origine hanno preso il sopravvento. Proprio nello stesso giorno, il numero delle nuove infezioni è salito significativamente, superando i dati registrati il 6 febbraio: 308 nel territorio pescarese e 119 nel capoluogo teatino. Tra i contagiati anche bambini e ragazzi di età inferiore ai 19 anni, 67 per una città e 34 per l’altra.
IL PUNTO SUGLI INTERVENTI ANTI-COVID IN ABRUZZO
L’ordinanza per l’attuazione di misure più severe a livello locale, firmata dal presidente della Regione Marco Marsilio, risale ad appena una settimana fa. Nel frattempo non si sono registrati progressi, tanto da rendere indispensabili nuovi provvedimenti a partire dal 22 febbraio, in particolare sul fronte scuola. A decorrere da tale data era prevista la riapertura degli istituti superiori; tuttavia, viste le circostanze, è molto più probabile il ricorso alla didattica a distanza, almeno fino alla conclusione del mese. A favorire la diffusione della variante inglese fra i più giovani, infatti, sarebbe stato proprio il rientro in aula: un evento che ha coinvolto studenti, docenti e personale ATA su tutto il territorio. E, di conseguenza, i familiari più vicini.
L’APPELLO DEL DOTTOR LIBORIO STUPPIA
Un caloroso ammonimento arriva dall’Ateneo di Chieti e, in particolare, dal professor Liborio Stuppia, direttore del Laboratorio di Genetica Molecolare. A suo avviso, solo un serrato lockdown a livello nazionale potrebbe servire al contenimento del Coronavirus e di tutte le mutazioni, ormai diffuse anche oltre confine. Nel frattempo, continuerebbero le ricerche sulle varianti, indispensabili per il miglioramento dei vaccini e l’elaborazione di nuovi trattamenti farmacologici.
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