La clamorosa scoperta è stata pubblicata su una prestigiosa rivista scientifica americana
Ringiovanire le cellule nervose del cuore è possibile. E’ questo il risultato di uno straordinario studio scientifico pubblicato sulla rivista “Minerva Cardiology and Angiology” che porta la firma del professor Massimo Fioranelli, del Centro di Cardiologia e Medicina integrata della Clinica Sanatrix di Roma. “Ogni organo ha un cervello – ha spiegato il professor Marianelli – ed è possibile ringiovanire le cellule nervose come abbiamo fatto con il cuore”.
Gli approfondimenti compiuti con la ricerca
Grazie alla tecnologia oggi gli scienziati possono approfondire aspetti della medicina già noti anche tantissimi anni fa. Come ha spiegato l’autore della ricerca, già la Cina molte migliaia di anni fa aveva notato alcuni aspetti legati al cuore che solo oggi possono essere approfonditi grazie alle nuove competenze e ai nuovi strumenti a disposizione. “Nell’antica Cina – ha spiegato l’esperto – vedevano che quando un paziente aveva una frequenza del cuore fissa, come il beccare del picchio o le gocce di pioggia sul tetto, sarebbe deceduto entro 4 giorni”.
La frequenza fissa
Il fenomeno della “frequenza fissa del cuore” era già stato studiato approfonditamente negli anni ’70, grazie alle prime unità coronariche. Si è scoperto che quando il cuore ha un frequenza fissa, senza variazioni, lo stato di salute del paziente può essere ritenuto compromesso. Si tratta di una situazione molto frequente soprattutto nei diabetici. Tutto ciò va attribuito al “piccolo cervello” che è insito nel cuore e che è composto da 40-80mila cellule nervose.
Cosa si è scoperto
“Questi neuroni, come quelli del cervello – ha spiegato Fioranelli – producono neurotrofine il cui capostipite è l’Ngf, una proteina scoperta dal premio Nobel Rita Levi Montalcini”. Sono stati scoperti altri fattori importanti come l’Bdnf, un fattore neutrofico derivato dal cervello, fondamentale per la sopravvivenza neuronale, la plasticità sinaptica e la funzione cognitiva. Si è scoperto che la carenza di questo fattore può far progredire malattie neurodegenerative e avere un ruolo importante anche nella depressione, ma anche nelle malattie cardiovascolari o nel caso di scompenso cardiaco. Da questo assunto si è poi sviluppato lo studio in questione.
Come si è svolta la ricerca
L’equipe di scienziati che ha svolto questa ricerca, ha deciso di somministrare Bdnf nella fibrillazione atriale, una aritmia benigna che può causare ictus. Si è osservato che questa somministrazione ha ridotto la fibrillazione atriale in modo statisticamente significativo. Da ciò si può dedurre che il cuore produce delle sostanze per riparare se stesso. Il Bdnf avrebbe un effetto rigenerativo producendo un ringiovanimento delle cellule nervose del cuore. Una sostanza che quindi può contrastare l’invecchiamento delle cellule nervose e cerebrali, ed agisce sull’invecchiamento delle cellule del cuore. Il Bndf è già disponibile in alcuni integratori in commercio.
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