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Dieta, un’alimentazione con pochi carboidrati serve a mantenere giovane il cervello ? I risultati di una ricerca

Una dieta con pochi carboidrati aiuta il cervello ad invecchiare più tardi ? Ecco i risultati di un interessante studio

Dieta, un’alimentazione con pochi carboidrati serve a mantenere giovane il cervello ? I risultati di una ricerca
Una dieta di aminoacidi essenziali potrebbe tenere a bada la demenza, ecco perché, foto: pixabay.com

Mangiare meno carboidrati migliora rallenta l’invecchiamento del cervello? Ecco come la dieta può incidere

Una dieta a basso contenuto di carboidrati può servire a mantenere giovane il cervello degli esseri umani ? A provare a dare una risposta a questo interrogativo ci ha pensato un nuovo studio pubblicato sulla rivista PNAS. La ricerca ha evidenziato che i cambiamenti nel cervello legati all’età cominciano prima di quando si pensasse e che il cambiamento della dieta può rallentare il deterioramento.  Il cervello umano, infatti, ha bisogno di oltre il 20% dell’energia del corpo per funzionare, e ottiene questo dal metabolismo del glucosio o dei chetoni.

I dati sull’Alzheimer e la causa

L’ipometabolismo si verifica quando le cellule cerebrali non possono usare il glucosio come fonte di energia. Il cervello è vulnerabile ai cambiamenti del metabolismo. Le persone affette da morbo di Alzheimer sperimentano spesso un forte calo del metabolismo del glucosio nel cervello e l’entità di questa riduzione è associata alla gravità della loro malattia. Oggi sappiamo che il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), circa 50 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di demenza e circa il 60-70% di questi ha la malattia di Alzheimer.

Come è stato condotto lo studio

Mentre gli scienziati non sono stati in grado di individuare il motivo per il quale le cellule cerebrali smettono di metabolizzare il glucosio ad un certo punto della loro vita, ricerche precedenti hanno dimostrato che un calo del metabolismo del glucosio preluderebbe allo sviluppo dei sintomi dell’Alzheimer. In questo studio, ricercatori degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno utilizzato la stabilità di questa rete di comunicazione tra le regioni del cervello come un modo per misurare i cambiamenti nel cervello legati all’età. Sono state effettuate apposite indagini che hanno indagato sul momento in cui iniziano questi cambiamenti e se un cambiamento nella dieta di una persona mirato alla riduzione di glucosio a chetoni sia in grado di influenzare la comunicazione tra queste aree del cervello.

I risultati dello studio

Per determinare quando emergono questi cambiamenti alla stabilità neurale, i ricercatori hanno utilizzato due set di dati di imaging a risonanza magnetica funzionale su larga scala (fMRI). Un set di dati proveniva dal Max Planck Institut di Lipsia in Germania e l’altro dal Cambridge Center for Aging and Neuroscience (Cam-CAN) di Cambridge, Regno Unito. I set di dati contenevano scansioni cerebrali di quasi 1.000 adulti per tutta la durata della vita (dai 18 agli 88 anni).  Questa scansione dà l’esatta misura della stabilità delle reti cerebrali, definita come la capacità del cervello di sostenere la comunicazione funzionale tra le sue regioni. Dieta e attività cerebrale
Per studiare in che modo la dieta influisce sulla stabilità della rete cerebrale, i ricercatori hanno utilizzato uno scanner per fMRI per misurare l’attività neurale di 42 volontari di età inferiore ai 50 anni.

Questi volontari hanno trascorso una settimana dopo una delle tre diete: una dieta regolare, in cui il carburante primario metabolizzato era il glucosio, una dieta a basso contenuto di carboidrati in cui il carburante primario metabolizzato era il chetone, o una dieta regolare con un digiuno di 12 ore durante la notte. I ricercatori hanno misurato i livelli di chetone e glucosio dei singoli volontari prima e dopo la scansione. Per garantire che l’effetto che hanno osservato fosse direttamente dovuto al glucosio o ai chetoni, i ricercatori hanno condotto un secondo esperimento con 30 volontari. Hanno chiesto ai partecipanti di consumare una bevanda con glucosio o chetoni abbinata alle calorie dopo un digiuno notturno. I ricercatori hanno scoperto che le reti neurali del volontario erano destabilizzate dal glucosio e stabilizzate dai chetoni. Ciò è accaduto in entrambi gli esperimenti, indipendentemente dal fatto che la chetosi fosse generata naturalmente attraverso una dieta a basso contenuto di carboidrati o utilizzando artificialmente integratori di chetone.

Cosa si è scoperto

I ricercatori hanno scoperto che nel corso della vita di una persona, la destabilizzazione della rete neurale aveva legami con una ridotta attività cerebrale e la capacità di qualcuno di distinguere tra le risposte corrette a situazioni note come acuità cognitiva. I risultati dello studio in questione hanno evidenziato che i cambiamenti alla stabilità della rete neurale di una persona sono emersi a 47 anni e il cervello è rapidamente degenerato da 60 anni in poi. “La cattiva notizia è che vediamo i primi segni dell’invecchiamento del cervello molto prima di quanto si pensasse in precedenza” è stato il commento di Mujica-Parodi, professore presso il Dipartimento di Ingegneria biomedica. Il Prof. Mujica-Parodi ha spiegato che con l’avanzare dell’età, i loro cervelli perdono la capacità di metabolizzare il glucosio in modo efficiente, facendo morire di fame i neuroni e destabilizzando le reti cerebrali.

Se aumentiamo la quantità di energia disponibile per il cervello – ha dichiarato il professor Mujica-Parodi – utilizzando un combustibile diverso, la speranza è che possiamo ripristinare il cervello e ringiovanirlo.” Nel loro documento, i ricercatori hanno evidenziato come un integratore di chetoni sarebbe più appropriato per le persone con condizioni di insulino-resistenza, come il diabete, poiché sono meno in grado di raggiungere la chetosi attraverso un cambiamento nella dieta, nel digiuno o nell’esercizio fisico. I loro risultati supportano anche l’ipotesi che almeno alcuni degli effetti neurali benefici segnalati con un improvviso ed estremo calo delle calorie, come il digiuno intermittente, possano essere collegati al cervello usando i corpi chetonici come combustibile anziché glucosio.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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