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Dormi male? Potresti percepire il tempo che passa in maniera negativa e invecchiare prima

Ecco i risultati di un importante studio condotto dall'Università di Exeter, sulla qualità del sonno e sulla correlazione con la qualità dell'invecchiamento

Dormi male? Potresti percepire il tempo che passa in maniera negativa e invecchiare prima
Insonnia, foto archivio Pixabay

La qualità del sonno può incidere sull’invecchiamento fisico e mentale: ecco lo studio che lo dimostra

Chi dorme poco può avere una errata percezione del tempo che passa? Secondo una ricerca condotta dall’Università di Exeter, la risposta sarebbe affermativa. Un cattivo “rapporto” con il sonno (soprattutto negli over 50) può condurre anche a percezioni più negative dell’invecchiamento, generando dei riflessi negativi sulla salute fisica, mentale e cognitiva. Secondo lo studio in questione, le persone che sostengono di dormire poco e male si sentono anche più anziane e percepiscono in maniera maggiormente negativa il proprio invecchiamento fisico e mentale. Da leggere anche Lattoferrina, ecco perchè è preziosa per combattere il Covid

La tesi degli esperti

L’autrice principale della ricerca, la dottoressa Serena Sabatini, dell’Università di Exeter, ha evidenziato come il progredire dell’età ci porta a sperimentare cambiamenti sia positivi che negativi in molti aspetti o ambiti della nostra vita. Ma non tutti percepiscono questi cambiamenti allo stesso modo. Percepire negativamente il tempo che passa e l’invecchiamento, può generare danni sia alla salute fisica, che a quella mentale e cognitiva. E’ fondamentale per la scienza capire cosa rende le persone più negative nei confronti dell’invecchiamento.

Perchè è importante migliorare la qualità del sonno

Secondo questa ricerca, chi dorme poco si sente anche più vecchio e percepisce negativamente il tempo che passa. Non si sa però quale dei due aspetti condizioni l’altro. Affrontare e risolvere i problemi legati alla qualità del sonno, aiuta a migliorare la stessa percezione dell’invecchiamento e a ritrovare un buon rapporto con il tempo che passa, generando benefici per la salute generale, sia mentale che fisica. Per condurre questo studio, i ricercatori hanno testato 4.482 persone di età pari o superiore a 50 anni nel corso dello screening denominato PROTECT condotto dagli esperti dell’Università di Exeter e dall’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze (IoPPN) presso il King’s College di Londra. Hanno valutato attentamente i test cognitivi e i questionari completi riguardanti lo stile di vita condotto dai soggetti testati, deducendo che la percezione del tempo che passa è molto legata alla qualità del sonno.

I pazienti hanno compilato i questionari due volte a distanza di un anno

Agli stessi pazienti sottoposti a screening è stato anche chiesto di elencare i cambiamenti negativi legati all’età, soprattutto in relazione alla capacità di ricordare nomi ed eventi, alla maggiore dipendenza dall’aiuto degli altri, alla vitalità e all’energia, alla qualità delle motivazioni con cui si esercita la propria attività. E’ stata poi anche valutata scrupolosamente la qualità del sonno. I partecipanti sono stati invitati a compilare i questionari per due volte, a distanza di un anno.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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