E’ sempre più allarme trichinellosi in provincia di Torino: 46 persone sono state ricoverate dopo aver mangiato insaccati di cinghiale
Dopo l’allerta lanciato nella provincia di Olbia, anche nella provincia di Torino è stata riscontrata la presenza di trichinella in alcuni salumi. In Valle di Susa, ben 46 persone sono state ricoverate per aver contratto la trichinellosi, una patologia legata proprio al consumo di carne cruda. Secondo quanto riporta La Stampa, l’allerta riguarderebbe adesso tutte le Asl della provincia di Torino, in particolar modo nei Comprensori Alpini di Caccia dove è obbligatorio il controllo delle prede cacciate nei boschi.
I sintomi lamentati dalle persone ricoverate
I sintomi lamentati dalle persone ricoverate sono quelli caratteristiche della trichinellosi: vomito, diarrea, dolori muscolari, spasmi addominali e febbre. Tutti i pazienti, sempre secondo quanto si apprende dal sito de “La Stampa” sono stati trasferiti presso l’ospedale Amedeo di Savoia, specializzato nelle patologie infettive. Secondo quanto si apprende dal direttore della clinica di malattie infettive dello stesso ospedale, Giovanni Di Perri, è stato riscontrato nei pazienti un aumento degli eosinofili.
Come si cura
Agli stessi, è stato somministrato l’albendazolo, un antiparassitario “che si prende per bocca e uccide il verme” come ha confermato il dottor Di Perri. Il ciclo della cura ha una durata di 15 giorni circa. Per evitare rischi, è sempre raccomandato cuocere la carne almeno a 70 gradi per tre minuti circa, prima del consumo.
Quali sono le aree a rischio
L’allerta trichinellosi si concentra soprattutto nelle zone alpine e prealpine dove è molto praticata la caccia al cinghiale ed è molto frequente la macellazione domestica. Molto più sicuro affidarsi a carne ed insaccati prodotti da macelli e salumifici controllati. Alcuni giorni fa, l’allarme trichinella era stato lanciato in Sardegna, in particolar modo nel comune di Oliena in provincia di Olbia, dove un cinghiale era risultato positivo al test per la trichinella. In precedenza, il parassita era stato individuato nella zona di Orgosolo (sempre in provincia di Olbia), su maiali selvatici e volpi.
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