Ema su AstraZeneca: ‘Non ci sono particolari fattori di rischio che rendono più probabile la trombosi’
L’Ema ha concluso l’analisi sul rischio di coaguli di sangue insoliti legati a bassi livelli di piastrine, ovvero i casi di trombosi con sindrome da trombocitopenia, Tts e sull’uso di una seconda dose di Vaxzevria, ovvero il vaccino AstraZeneca. E’ stato confermato, come scritto già ad aprile, che non ci sono “particolari fattori di rischio che rendono più probabile la Tts“, come riporta Tgcom. Leggi anche: Coronavirus, fino a quando sarà necessario utilizzare il Green Pass? Le parole di Ciciliano (Cts)
La raccomandazione dell’Ema
L’Ema ha fatto sapere che non sono stati identificati particolari fattori di rischio legati al sesso oppure all’età. Resta la raccomandazione sulla seconda dose tra le 4 e le 12 settimane dopo la prima I dati quindi non consentono di identificare particolari fattori di rischio che rendono più probabile il manifestarsi di coaguli di sangue dopo
la somministrazione della seconda dose del vaccino AstraZeneca. L’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha confermato quindi il parere provvisorio dato dalla stessa agenzia lo scorso aprile. CORONAVIRUS, LOCKDOWN SOLO PER I NON VACCINATI: ECCO DOVE E DA CHI ARRIVA LA PROPOSTA
Il comunicato
In una nota della stessa agenzia Ema si legge: ‘Sebbene le segnalazioni spontanee, se messe in relazione all’esposizione, abbiano suggerito che il rischio può essere maggiore nelle donne e negli adulti più giovani e minore dopo la seconda dose rispetto alla prima dose, i limiti del modo in cui i dati vengono raccolti significano che nessuna di queste differenze potrebbe essere confermata’. CORONAVIRUS, NUOVO IMPORTANTE ANNUNCIO DEL MINISTRO ROBERTO SPERANZA
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Vaccino diverso per la seconda dose?
L’Ema riferisce che non è possibile formulare raccomandazioni definitive circa l’uso di un vaccino diverso per la seconda dose. Rimanq quindi la raccomandazione da parte dell’Agenzia europea del farmaco di somministrare una seconda dose di Vaxzevria tra le 4 e le 12 settimane dopo la prima. Non ci sono prove che il ritardo della seconda dose abbia influenze sul rischio di coaguli.
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