In Brasile è già allarme per la nuova variante Covid che potrebbe essere più virulenta
Da quasi un anno ormai il Covid-19 è entrato a far parte della quotidianità purtroppo: le cronache di tutti i giorni sono piene di notizie sui contagi, sulle vittime e sulle speranze riversate nei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna. Ciò che ha più sconvolto di questo Coronavirus è la sua virulenza, i sintomi spesso mortali e la sua diffusione a livello mondiale: oggi però c’è un altro fattore che mette in allarme cittadini e ricercatori e si tratta delle sue varianti, sempre più diverse nelle ultime settimane, da quella inglese a quella sudafricana fino a quella che attualmente spaventa di più, la variante brasiliana. Leggi anche Coronavirus, nuove misure sulla scuola: le parole della ministra Azzolina.
La variante brasiliana del COVID-19
La variante brasiliana del COVID-19 viene comunemente chiamata P.1 e ha in comune con quella sudafricana la mutazione E484K: la proteina Spike muta, rendendosi pressoché irriconoscibile da parte del sistema immunitario tanto che gli anticorpi non riescono a impedire a questa proteina di penetrare nell’organismo. Studi recenti effettuati dall’Università di San Paolo, di Oxford, di Siena e da parte dell’Imperial College londinese hanno evidenziato come la variante brasiliana del COVID-19 riesca a diminuire di circa 10 volte la neutralizzazione degli anticorpi rispetto alla versione originaria di questo Coronavirus.
Perchè è così temuta la variante brasiliana?
Ciò che rende la variante brasiliana così temibile è la sua maggiore virulenza e contagiosità, anche nei soggetti già contagiati e guariti, con sintomi decisamente più debilitanti. Nonostante questo dato possa creare allarme, i ricercatori, nel corso dei loro studi ancora in atto, ci tengono a sottolineare che ridurre la neutralizzazione dei vaccini non significa annullare la loro efficacia. Nonostante si cerchi di attenuare l’allarmismo sollevatosi davanti alla nuova variante del Covid-19, in Brasile la situazione è allo stremo: nello stato di Amazonas, in particolare nella città di Manaus, le bombole di ossigeno mancano e quelle poche rimaste vengono vendute a prezzi esorbitanti, causando anche un mercato in nero che il governo brasiliano sta cercando di contrastare.
Una lotta contro il tempo
Gli aiuti dai Paesi vicini come il Venezuela non mancano, gli ospedali da campo che stanno nascendo in questi giorni a Manaus e il trasferimento di centinaia di pazienti in altre regioni del Paese sudamericano stanno dando un contributo nella lotta a questa nuova mutazione del Coronavirus. Resta però il dato allarmante che vede il Brasile il paese con il più alto tasso di mortalità dopo gli Stati Uniti d’America: la campagna di vaccinazione, già partita nel resto del mondo, in Brasile partirà infatti solo il 20 gennaio.
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