
Fibrosi polmonare, che cos’è?
Quando si parla di fibrosi polmonare – secondo quanto si legge su “Humanitas.it” – si fa riferimento ad una malattia cronica progressiva idiopatica o secondaria a malattie reumatologiche come le connettiviti e l’artrite reumatoide. Dunque, quando si presenta questa malattia, il tessuto dei polmoni va incontro ad un progressivo danno strutturale dovuto ad un incremento del deposito secondario di collagene e ad una progressiva riduzione degli scambi gassosi. Stando a quanto riportato da “Ok-salute.it”, in Italia si registrano circa 5-10 mila pazienti che soffrono di fibrosi polmonare idiopatica: la difficoltà nel realizzare una stima precisa dipende dal fatto che in alcuni casi tale malattia non viene riconosciuta o viene scambiata per altre patologie.
Fibrosi polmonare idiopatica, quali sono i sintomi?
Il Dottor Sergio Harari, direttore dell’unità operativa di Pneumologia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, ha spiegato ai microfoni di “Fondazioneveronesi.it” quali sono i principali sintomi che consentono di riconoscere la fibrosi polmonare idiopatica: in tal senso, i primi segnali sono rappresentati certamente da una tosse secca e stizzosa, unita ad una mancanza di fiato che si palesa in maniera progressiva. Se, infatti in una prima fase il fiato manca nel momento in cui si corre, con il passare del tempo inizia a mancare anche quando si cammina per pochi passi. A questi sintomi che abbiamo elencato, poi, vanno aggiunti anche un senso di stanchezza e di affaticamento.
Fibrosi polmonare, quali sono le cause
Il Dottor Luca Richieldi, direttore della Pneumologia all’Ospedale Gemelli di Roma – intervenuto nel corso dell’European Respiratory Society (Ers) a Parigi – ha spiegato quali sono le cause della fibrosi polmonare. Come riportato da “Corriere.it”, infatti, si tratta di una malattia che riconosce una componente genetica e nel 10-15% dei casi vi è anche una familiarità. A ciò, poi, vanno aggiunti anche dei fattori ambientali come ad esempio il fumo da sigaretta o l’inquinamento. Tutti questi elementi fanno in modo che certe fibre del tessuto polmonare finiscano per produrre in grandi quantità una sostanza chiamata collagene che finisce per irrigidire il polmone. In altre parole, dunque, è come se si realizzasse un invecchiamento precoce, con gli scambi di ossigeno e anidride carbonica che risultano essere sempre più complicati.
Fibrosi polmonare idiopatica, la diagnosi
Diagnosticare in maniera precoce la fibrosi polmonare idiopatica risulta davvero molto importante in quanto – come riportato da “Ok-salute.it” – si tratta di una malattia grave che con il passare del tempo peggiora ulteriormente. Per riconoscerla occorre sottoporsi ad una radiografia del torace e, inoltre, è consigliabile che ad essa si sottopongano anche quei pazienti a rischio, come ad esempio i fumatori che hanno più di 40 anni e che presentano i sintomi ai quali abbiamo fatto riferimento in precedenza. In caso di presenza di sospetti diagnostici, dunque, il paziente si dovrà sottoporre ad una Tac ad alta risoluzione. In un secondo momento, poi – nel caso in cui vi fosse una diagnosi di fibrosi polmonare idiopatica – il paziente dovrà sottoporsi ad ulteriori esami da realizzare nei centri specializzati in modo da chiarire lo stadio d’evoluzione della malattia.
Fibrosi polmonare idiopatica, le terapie: passi avanti importanti rispetto al passato
Secondo quanto riportato da “Corriere.it”, fino a poco tempo fa chi soffriva di fibrosi polmonare idiopatica poteva sperare di sopravvivere per tre-quattro anni o poco più. Le terapie esistenti, infatti, contavano esclusivamente sugli immunosoppressori o sul cortisone, ma tutto ciò veniva somministrato al paziente “off label”, vale a dire al di fuori di indicazioni che fossero state validate da studi clinici, oltre che sulla somministrazione di ossigeno, accompagnata da programmi di riabilitazione. Al giorno d’oggi, invece, sono stati compiuti dei passi avanti molto importanti e nella pagina successiva spiegheremo nello specifico quali sono stati i progressi raggiunti.
Fibrosi polmonare idiopatica, le principali terapie
Dunque, nel corso degli anni sono stati compiuti dei passi avanti importanti nella lotta alla fibrosi polmonare idiopatica. In tal senso – come si legge su “Corriere.it” – il Dottor Luca Richieldi ha sottolineato come oggi si sia voltato pagina grazie ai nuovi composti, come il nintedanib. Quest’ultimo è un inibitore di enzimi del gruppo delle tirosina chinasi che sono legate all’attività dei fibrolasti: in uno studio pubblicato sulla rivista “Lancet Respiratory Medicine” si dimostra l’importante effetto di questo farmaco nel processo di rallentamento della malattia che persiste oltre i 4 anni. In altre parole, dunque – ha spiegato il Dottor Richieldi – si registra una riduzione della progressione della malattia del 50%. Resta ancora da chiarire quanto tutto ciò si traduca in un effettivo aumento della sopravvivenza, ma di certo riconoscendo il prima possibile la malattia si può ricorrere subito alla somministrazione di questo farmaco, ottenendo benefici migliori. Tale farmaco può provocare diarrea nel paziente, ma ha il vantaggio di poter essere somministrato con due pillole al giorno. Esiste poi anche un altro farmaco finalizzato alla cura della fibrosi polmonare idiopatica, vale a dire il pirfenidone, ma in questo caso si prevede la somministrazione di 9 pillole al giorno, con possibile nausea e fotosensibilità. Il Dottor Richieldi ha infine aggiunto che la scelta dell’uno o dell’altro farmaco è legata alle caratteristiche del paziente.
Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.