
Green Pass, ecco uno stralcio dell’intervista rilasciata dal dottor Massimo Galli su Rai Tre
Il termine di nove mesi per il Green Pass, secondo l’infettivologo Massimo Galli, sarebbe una “colossale sciocchezza”. Il direttore dell’Ospedale Sacco di Milano si è mostrato scettico sul termine di 9 mesi dalla seconda dose nel corso di una intervista rilasciata ad Agorà su Rai Tre. Galli sostiene che questo termine non deve essere considerato perentorio ma deve essere introdotto in maniera flessibile. “Bisognerebbe aggiungere ‘salvo correzioni’ – ha spiegato Galli. Da leggere anche Green Pass, arriva il chiarimento del governo: ecco dove non dovrà essere usato
La spiegazione di Galli
Secondo lo stesso infettivologo nessuno sa davvero se al momento questo dato può essere reale o meno. “Se è un discorso per cui si dicesse si prende tempo mi sta bene – ha spiegato Galli durante una intervista – altrimenti è una sciocchezza“. Il direttore del Sacco, per spiegare meglio questo concetto, ha fatto un esempio basato sul proprio caso personale: “Io ho terminato il mio ciclo vaccinale il 18 gennaio e il 18 settembre non avrei più il Green Pass. Cosa dovremmo fare? Rivaccinare tutti i medici senza nessuna valutazione di diverso tipo?“.
Il vaccino dovrà essere aggiornato
Di certo il vaccino avrà la necessità di un nuovo aggiornamento essendo “tarato” sul virus originario che venne isolato a Wuhan nel 2020. Le ultime mutazioni emerse negli ultimi 16 mesi hanno cambiato i “connotati” del virus rendendolo diverso. Per questo motivo i vaccini potrebbero risultare meno efficaci e la situazione non migliorerà di certo qualora emergessero nuove varianti. La variante Lambda, ad esempio, sembra capace di “bucare” i vaccini con maggiore facilità. Ecco perchè servirà un aggiornamento del vaccino. CONTINUA A LEGGERE..
La speranza è la sperimentazione di un vaccino efficace con tutte le varianti
Galli ha ammesso che il vaccino proteggere dal rischio morte o rianimazione, ma non protegge affatto dall’infezione come già evidenziano le cronache che documentano la diagnosi di tantissimi casi anche fra i vaccinati. La speranza è quella di sperimentare in futuro un vaccino in grado di ‘bloccare’ anche l’infezione, proteggendoci anche dalle varianti. Una sfida tutt’altro che semplice da vincere.
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