
Ricercatori spagnoli hanno osservato un fenomeno metabolico sorprendente nei maratoneti
Uno studio pilota che è stato condotto sul cervello dei maratoneti ha offerto degli spunti interessanti anche per capire come agisce il cervello quando il nostro corpo viene sottoposto a sforzi eccessivi. Si è scoperto che il nostro cervello inizierebbe a “divorare” il proprio tessuto adiposo per ricavarne carburante. Si tratta di una nuova forza di neuroplasticità, che aiuterebbe il cervello umano a rimanere perfettamente funzionante e performante anche durante periodi prolungati di sforzo fisico.
Cosa si è scoperto
Entrando nel dettaglio, questo studio pubblicato su Nature Metabolism ha evidenziato come il nostro cervello cerca di compensare la carenza di glucosio causata dallo sforzo fisico prolungato, iniziando quasi a sgranocchiare la mielina, una guaina grassa che si forma attorno alle fibre nervose nel cervello. Tutto ciò è stato documentato doviziosamente mediante delle scansioni cerebrali effettuate mentre i maratoneti erano in gara.
A cosa serve la mielina
La mielina è nota per aiutare i neuroni a inviare messaggi in modo più efficiente, ma questa copertura protettiva non è solo un semplice isolante statico, come un tempo pensavano gli scienziati. Da recenti ricerche si è scoperto che i neuroni possono riutilizzare queste guaine grasse e rimodellare il loro spessore per adattarsi ai cambiamenti ambientali. Da questo studio si è dedotto anche che alcune cellule cerebrali possano persino riciclare la mielina per ricavarne carburante, ma solo se assolutamente necessario.
Le conclusioni
Nelle scansioni MRI del cervello di 10 corridori (8 uomini e 2 donne) effettuate prima e dopo una gara di 42 chilometri, i neuroscienziati in Spagna hanno notato netti cambiamenti nei marcatori della mielina. A distanza anche di 48 ore dallo sforzo prolungato, i corridori hanno evidenziato una riduzione significativa di mielina nelle regioni cerebrali associate alla funzione motoria e alla coordinazione, nonché all’integrazione sensoriale ed emotiva. Il recupero è stato evidenziato solo dopo un paio di mesi dalla corsa.
Il team, guidato da Pedro Ramos-Cabrer e Alberto Cabrera-Zubizarreta, afferma che le loro scoperte “potrebbero aprire una nuova visione della mielina come riserva di energia pronta all’uso quando i comuni nutrienti cerebrali scarseggiano”.I ricercatori hanno definito col termine plasticità metabolica della mielina questa dinamica attraverso la quale il cervello protegge le sue funzioni nei momenti in cui il glucosio si riduce. Va ricordato che la mielina è essenziale per il funzionamento del sistema nervoso e perdite estese sono associate a varie malattie neurologiche, tra cui la sclerosi multipla.
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