Il Garante della Privacy chiarisce: "Il datore di lavoro non può costringere il dipendente a vaccinarsi"

Il Garante della Privacy ha chiarito quali sono i limiti e gli orientamenti da seguire in merito alle vaccinazioni sul luogo di lavoro

Iniziata la campagna vaccinale per i più giovani senza prenotazione (foto: Pixabay)
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Il Garante della Privacy ha redatto un documento di indirizzo per chiarire alcuni dubbi sulla vaccinazione dei dipendenti

La delicata questione dell'obbligatorietà vaccinale nei luoghi di lavoro è destinata a tenere banco ancora per molti mesi, se non addirittura anni. Una querelle che potrebbe avere anche lunghe code giudiziarie nel riottoso braccio di ferro tra pro-vax e no-Covid-vax. Per dirimere le controversie in atto, il Garante della privacy ha redatto un documento di indirizzo che riguarda proprio la questione delle vaccinazioni nei luoghi di lavoro, al fine di orientare anche i comportamento da adottare nell'ambito del terreno scivoloso del trattamento dei dati personali. Da leggere anche Coronavirus, Figliuolo rivela: “In arrivo una valanga di dosi"

Le procedure vaccinali possono essere espletate solo sotto la supervisione del Servizio Sanitario Regionale

Al momento non vi è un assetto regolatorio in grado di orientare e disciplinare questa materia spinosa. Il protocollo nazionale approvato il 6 aprile di quest'anno ha disposto la realizzazione dei piani vaccinali per l’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Covid-19 anche nei luoghi di lavoro. In virtù della natura del provvedimento, le disposizioni del protocollo conferiscono a questa iniziativa una matrice di sanità pubblica per cui l'intero processo di gestione del servizio deve essere espletato sotto la supervisione del Servizio sanitario regionale, pertanto va applicata in modo integrale la disciplina sulla protezione dei dati.

La vaccinazione nei luoghi di lavoro

L'intera procedura vaccinale all'interno dei luoghi di lavoro dovrà essere espletata anche nel pieno rispetto della distinzione di competenze tra il medico competente e il datore di lavoro. L'intera attività di trattamento dati, raccolta adesione, somministrazione dosi e registrazione nei sistemi regionali dell’avvenuta vaccinazione sono appannaggio solo del medico competente o da altro personale sanitario preposto all'attività vaccinale. In applicazione delle norme finalizzate alla tutela della dignità e della libertà dei lavoratori nei luoghi di lavoro, il datore di lavoro non può in nessun caso raccogliere dati dei dipendenti, dal medico compente, o da altri professionisti sanitari o strutture sanitarie in merito all'adesione alla campagna vaccinale del dipendente. CONTINUA A LEGGERE..


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Il consenso del lavoratore non è un presupposto per il trattamento dei dati sulla vaccinazione

Anche in ragione dello squilibrio nei rapporti di forza tra datore di lavoratore e dipendente, il consenso del lavoratore non può essere considerato alla stregua di un presupposto per trattare i dati sulla vaccinazione. Non è neanche possibile per il datore di lavoro riconnettere conseguenze negative in base alla scelta del dipendente di vaccinarsi o meno.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.