Incubi e insonnia aumentati con la pandemia?
Se inizialmente pensavamo che i sintomi del Coronavirus fossero principalmente respiratori, nel corso del tempo abbiamo scoperto come in realtà il Covid-19 sia in grado di manifestarsi nelle maniere più disparate. E tra i vari disturbi, in tanti segnalano anche insonnia e incubi. A segnalarlo sono proprio le persone contagiate. Luigi De Gennaro, docente di Psicofisiologia del sonno all’università La Sapienza di Roma, ha provato a sciogliere i dubbi in merito.
Lo studio
È possibile che il Coronavirus influenzi anche il sonno, rendendoci insonni o costringendoci a fare brutti sogni più del solito? Luigi De Gennaro, come riporta Corriere.it, ha indagato confrontando i sogni di poco meno di 600 persone contagiate dal Coronavirus con quelli di altrettanti soggetti non infettati dal virus. I dati fanno parte dell’International Covid-19 Sleep Study, che sta cercando di capire l’impatto della pandemia su sonno e sogni.
Le notti agitate aumentano tra i contagiati
Tutti noi, secondo lo studio, abbiamo più incubi rispetto al periodo pre-pandemico, ma nei contagiati aumentano le notti agitate. La pandemia, secondo De Gennaro, “ha comportato un aumento dei disturbi del sonno e in parallelo si è alterata l’esperienza onirica. Ricordiamo di più i sogni, perché il sonno è diventato più frammentato, disturbato, superficiale, e svegliarsi più spesso incrementa la probabilità di rammentare i sogni fatti. E sono aumentati gli incubi, che sono fra i sintomi tipici del disturbo post-traumatico da stress”.
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La pandemia come un trauma collettivo
La pandemia si può considerare a tutti gli effetti una sorta di trauma collettivo, che ha avuto e sta avendo conseguenze anche sul sonno, soprattutto nei più giovani e nelle donne. Se si analizzano i dati di chi il virus lo ha contratto il fenomeno è moltiplicato: i contagiati hanno fatto ancora più sogni, più incubi e peggiore è stata l’infezione più si sono avuti brutti sogni. In circostanze simili si trova anche chi ha la sindrome da Long Covid, ovvero chi a distanza di almeno due mesi dalla guarigione ha ancora tre o più sintomi.
Si ricorre sempre di più ai farmaci per dormire
La pandemia, insomma, ha avuto effetto considerevoli sul sonno. secondo lo studio, durante il primo lockdown il 50-55% della popolazione ha lamentato disturbi del sonno. La situazione è solo leggermente migliorata. Uno zoccolo duro di disturbi, infatti, è rimasto: lo dimostra anche l’incremento del 30% della domanda di farmaci per dormire e l’aumento del ricorso a integratori per favorire il riposo.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.