Ben 29 gatti sono risultati contagiati dal virus dell’influenza aviaria: undici gatti sono deceduti
Il mondo della scienza è in apprensione dopo la diffusione della notizia relativa allo sviluppo di un focolaio di influenza aviaria A/H5N1 nei gatti in Polonia, dove in due settimane sono stati quasi una trentina i casi geneticamente correlati. La preoccupante notizia è stata diffusa dall’Organizzazione mondiale della sanità. In precedenza, era stata registrata la presenza di qualche caso di A/H5N1 nei gatti era stata già segnalata la diffusione sporadica di questa influenza nei felini ma non si era mai verificata una diffusione così massiccia.
Sono stati soppressi 14 gatti
Mai prima d’ora in un’ampia area geografica all’interno di un Paese, si era diffuso un focolaio di A/H5N1. La prima segnalazione era stata effettuata all’Oms il 27 giugno, quando in Polonia si era verificata una morìa di gatti sospetta. Dopo la segnalazione, si è proceduto ad effettuare dei test su 46 gatti, di cui 29 sono risultati contagiati dall’influenza A/H5N1. Le autorità sanitarie sono state costrette a sopprimere 14 gatti mentre altri 11 sono morti.
I risultati dei test
Secondo quanto si apprende da un comunicato diffuso dall’Oms. “i campioni positivi sono stati segnalati in 13 aree geografiche” della Polonia. Dall’analisi genomica dei 19 virus sequenziati da questo focolaio, si è evidenziato come i casi sono strettamente correlati fra loro. I virus rilevati presenterebbero molte analogie con “i virus dell’influenza A/H5N1 clade 2.3.4.4b che circolavano negli uccelli selvatici e che recentemente hanno causato epidemie nel pollame in Polonia”. CONTINUA A LEGGERE…
I motivi del contagio: la spiegazione degli esperti
Secondo gli esperti, il contagio sarebbe avvenuto per un contatto diretto tra uccelli e gatti. I felini potrebbero essersi cibati proprio con uccelli infetti, contraendo l’infezione oppure potrebbero aver mangiato del cibo contaminato dal virus. Non si sono verificati casi di contagio da gatto a uomo. Il rischio di contagio per l’uomo è ancora considerato dagli esperti come “basso per la popolazione generale”, e “da basso a moderato per i proprietari di gatti e per coloro che per ragioni professionali (come i veterinari) sono esposti al contatto con gatti infettati”.
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