
Insonnia, perché non si deve usare lo smartphone prima di addormentarsi
Siamo talmente assuefatti dallo smartphone che non riusciamo a staccargli gli occhi di dosso. É come un’ossessione: a colazione, in metropolitana, magari anche a pranzo, a cena e con gli amici, fino a pochi istanti prima di addormentarci. Ed è proprio in quest’ultimo momento che lo smartphone ci crea i problemi più grandi: usare il telefono mentre siamo nel letto può dar vita a seri problemi di insonnia. Di cosa si tratta? Ce lo spiega il sito NotizieScientifiche.it.
I risultati dei test
Parte tutto da uno studio condotto dall’UMC di Amsterdam, coordinato dal dottor Dirk Jan Stenvers del Dipartimento di “Endocrinologia e Metabolismo”: i ricercatori hanno “analizzato” un gruppo di giovani e dai risultati è emerso che chi usa lo smartphone poco prima di addormentarsi impiega circa 30 minuti in più nel prendere sonno più rispetto a chi, invece, lo abbandona sul comodino per riprenderlo solo il giorno dopo. E non è tutto: lo studio fa presente anche che chi usa il telefono prima di addormentarsi accusa lunghe pause dalla fase rem e l’indomani avverte di più la stanchezza e il sonno. Si tratta di veri e propri disturbi che, nei casi più gravi, possono portare addirittura all’insonnia.
Gli altri effetti sull’organismo
Ma cosa succede concretamente al nostro organismo e perché non riusciamo a prendere sonno? Secondo uno studio della Lighting Research Center di Troy (USA), come riporta il sito MyPersonalTrainer.it, la luce di smartphone, tablet, pc e anche della tv inibisce la produzione della melatonina (l’ormone del sonno) e ci rende più difficile l’addormentamento. Inoltre l’uso continuativo di questi dispositivi, soprattutto di smartphone e tablet perché sono più vicini ai nostri occhi, può ridurre la melatonina fino al 22& e generare gravi casi di insonnia. Dunque fate attenzione: allontanatevi dallo smartphone mezzora prima di addormentarvi, togliendo il WI-FI, e buonanotte!
Insonnia, identificati i geni che la regolano: il primo studio
Due recenti ricerche scientifiche hanno identificato i geni che regolano l’insonnia, come riporta la rivista scientifica Nature Genetics. Il primo studio è stato condotto dal Massachusetts General Hospital (Boston, USA) e dall’Università britannica di Exeter. I ricercatori, dopo aver analizzato i dati di 450.000 persone conservati nella Biobanca del Regno Unito, insieme a quelli di 15.000 norvegesi e 2.200 americani, sono stati in grado di individuare 57 geni associati ai sintomi dell’insonnia. Jacqueline Lane del Mgh ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “I geni che abbiamo scoperto potrebbero ora essere il bersaglio per nuovi trattamenti e sappiamo da tempo che c’è una correlazione tra insonnia e disturbi cronici”, aggiunge Samuel Jones di Exeter, “ora abbiamo la prova che il rischio di depressione e malattie del cuore aumenta a causa di questo disturbo“.
Insonnia, il secondo studio
Il secondo studio, come riporta Ansa.it, è stato condotto dalla Libera Università di Amsterdam, attingendo ai dati forniti da 1,3 milioni di partecipanti che sono stati raccolti nella Biobanca inglese e nell’azienda statunitense 23andMe. In questo caso gli studiosi hanno identificato 956 regioni del Dna che sono responsabili dell’insonnia. I ricercatori hanno scoperto che queste zone non sono coinvolte nei circuiti cerebrali che regolano il sonno, ma in quelli che regolano emozioni, stress e tensione.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.