I rischi che si corrono assumendo l’Aspirina quando non è necessario: le nuove linee guida pubblicate dall’American College of Cardiology e l’American Heart Association
Per molti anni milioni di pazienti hanno assunto Aspirina quotidianamente nel tentativo di prevenire attacchi di cuore e ictus. Come riporta il sito The Epoch Times a marzo, l’American College of Cardiology e l’American Heart Association hanno pubblicato alcune linee guida che hanno specificato come gli adulti sani con un rischio medio di malattie cardiache non ottengono benefici dall’assunzione giornaliera di un’aspirina.
Questo farmaco è stato identificato da alcuni medici come “assistenza medica di basso valore”. Un termine che classifica test e farmaci che sono inefficaci e non aiutano il paziente a risolvere i propri problemi. Fra l’altro le cure a basso valore possono effettivamente esporre i pazienti a danni, spostare l’attenzione lontano da cure benefiche e comportare costi inutili per il paziente e il sistema sanitario.
La ricerca ha dimostrato che i pazienti a rischio medio sono esposti a maggiori rischi di emorragie mentre si è creduto erroneamente che l’Aspirina fosse la migliore forma di prevenzione primaria dai rischi cardiaci. In realtà la vera prevenzione si fa con una regolare attività fisica, una dieta sana evitando anche di fumare. Non è stato facile convincere i medici a smettere di prescrivere questa cura di basso valore.
Non è un segreto che i sistemi di assistenza sanitaria siano lenti nell’integrare nuove ricerche nella pratica clinica. Uno studio fondamentale dei primi anni 2000 ha mostrato che c’è un intervallo di tempo di 17 anni prima che la ricerca si concretizzi e si palesi in cure regolari.
L’incapacità dei servizi sanitari di adeguarsi rapidamente alle nuove direttive provenienti dalla ricerca
Il cambiamento della pratica clinica va anche oltre l’integrazione di nuove informazioni. Richiede il disimparare e rinunciare a pratiche cliniche obsolete e inefficaci. Ed è proprio nell’attuare questo processo che i sistemi sanitari sono particolarmente fallaci. Ancora più complicato è l’impatto che la rimozione delle pratiche precedenti può avere sui pazienti. La nostra cultura è basata sulla convinzione secondo la quale il più è meglio.
Quando i medici si rifiutano di fornire cure precedentemente considerate benefiche e importanti, l’atteggiamento del paziente è quello di mettere in discussione le capacità e la competenza del medico. Ma un buon medico deve sempre fare il bene del paziente e non assecondarlo per farlo contento.
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