Confondere i nomi delle persone occasionalmente può essere ritenuto fisiologico: ecco quando bisogna invece preoccuparsi
E’ molto più frequente di quanto possiamo pensare il fatto di chiamare una persona con il nome di un’altra persona. Si tratta di un errore cognitivo che in inglese viene denominato “misnaming” e quando avviene molto frequentemente potrebbe essere la spia di qualcosa di molto più serio a livello cerebrale. Ultimamente si è parlato molto di questo disturbo soprattutto a causa dei frequenti e goffi misnaming di cui è vittima il presidente degli Usa, Joe Biden, che l’11 luglio, nel corso di un vertice Nato, ha chiamato il presidente ucraino Zelensky, col nome di Vladimir Putin.
Quando deve scattare l’allarme
Si tratta di una delle tante gaffe di cui si è reso protagonista ultimamente il presidente statunitense ormai avvezzo alle topiche colossali in diretta televisiva. Il misnaming è un disturbo che colpisce anche le persone meno anziane e che nei casi più seri necessiterebbe di un approfondimento. Se capita ogni tanto, è tutto da considerare nella norma, ma quando questi episodi continuano a verificarsi costantemente deve scattare il classico campanello d’allarme. Si tratta di un fenomeno che alcuni ricercatori studiarono nel 2016 cercando di comprenderne le ragioni profonde.
Si tratta di un disturbo molto comune
Il misnaming venne studiato da ricercatori della Duke University, negli Stati Uniti mediante la realizzazione di cinque sondaggi condotti su 1.700 partecipanti. I risultati di questa ricerca vennero pubblicati sulla rivista Memory & Cognition: è emerso che il misnaming è “un problema cognitivo naturale e molto comune”. Addirittura il 95% ebbe modo di dichiarare di essere stato chiamato con un altro nome da un familiare almeno una volta nella vita, mentre almeno la metà degli intervistati aveva ammesso di aver chiamato più volte una persona con il nome di un’altra.
La spiegazione degli scienziati
Secondo gli esperti questo fenomeno si ripete in alcune persone proprio per la tendenza del nostro cervello a categorizzare le informazioni in “unità semantiche” che si attivano per “facilitare il recupero di altri individui all’interno della stessa unità”. Nel momento in cui si attiva un’unità semantica, le informazioni presenti al suo interno determinano “un innesco associativo e categorico quando si nominano individui strettamente correlati tra loro”. Ecco perchè è più facile confondere ll nome di un figlio col nome di un altro figlio. Si tratta di un banale errore di selezione all’interno di un meccanismo relazionale normale.
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