
Coronavirus, no alle visite ad amici e parenti in zona rossa: le misure approvate dal Premier Draghi
Il nuovo decreto legge per contenere il coronavirus prevede una novità rispetto ai provvedimenti precedenti: non si può fare visita ad amici e parenti, se ci si trova in zona rossa. Le regioni e le aree in zone rossa hanno quindi un ulteriore limitazione agli spostamenti rispetto a quanto è previsto dalla normativa adottata dal Governo Conte. Una stretta che però si reputa necessaria a causa della diffusione tra la popolazione delle varianti del virus. Le visite ad amici e parenti invece sono possibili in zona gialla, mentre se ci si trova in zona arancione sono possibili solo all’interno del proprio comune. In tutti i casi il provvedimento prevede che la visita sia possibile solo tra le 5 del mattino fino alle 22 e solo una volta al giorno e ad un massimo di due persone con esclusione dei figli minori di 14 anni e dei disabili che necessitano di un accompagnatore. Sono inoltre, vietati gli spostamenti tra tutte le regioni, anche se sono in zona verde. La limitazione prevede eccezioni per esigenze lavorative, di necessità o per motivi di salute e si può naturalmente sempre rientrare alla propria residenza o al domicilio. Il decreto legge prevede anche un’attenzione particolare per le famiglie in cui i genitori sono separati. In questo caso infatti ci si può spostare oltre il limite della propria regione per accompagnare il figlio dall’altro genitore. La normativa del Governo Draghi prevede inoltre che gli abitanti dei comuni che hanno una popolazione al di sotto delle cinquemila unità possano uscire dai propri confini, ma debbano restare in un raggio di 30 chilometri e non possano recarsi nel capoluogo di provincia. Il provvedimento è motivato dalle esigenze dei piccoli centri le cui necessità quotidiane spesso non possono essere soddisfatte all’interno dei propri confini. In tutti i casi bisogna avere con sé l’autocertificazione che sarà soggetta a controlli, anche successivi ed in caso di violazioni, sono previste sanzioni. IL VIROLOGO RICCIARDI LANCIA NUOVO ALLARME: “SERVE LOCKDOWN DA 2 A 4 SETTIMANE”
Nuova stretta per bar, ristoranti, piscine e palestre
Nelle zone rosse e arancioni non ci si può accomodare ai tavoli di bar e ristoranti e consumare quindi sul posto, mentre è possibile per gli esercenti fare attività di asporto dalle 5 del mattino fino alle 18 ed ristoranti possono proseguire l’asporto fino alle 22. I bar e ristoranti che si trovano in zona gialla possono invece accogliere i clienti all’interno del proprio locale ma esclusivamente dalle 5 alle 18. Per quanto riguarda le palestre e le piscine che se si trovano in zona rossa, queste purtroppo restano sempre chiuse per chi fa sport amatoriale, mentre possono proseguire la propria attività per gli atleti agonisti riconosciuti dal Coni. Si può invece sempre fare sport individuale, nel rispetto del distanziamento sociale. In zona gialla ed arancione si può fare attività sportiva esclusivamente all’aperto, ma non si può usufruire di spogliatoi e docce. I provvedimenti restrittivi durano fino al prossimo 25 marzo. L’ISS SULLA VARIANTE INGLESE: “A MARZO PREVISTI 40MILA CASI”
Il bollettino di martedì 23 febbraio 2021
Sono 13.314 i nuovi contagi da coronavirus in Italia (ieri 9.630), a fronte di 303.850 tamponi giornalieri effettuati (ieri 170.672), nel conteggio dei quali rientrano anche i test antigenici rapidi. La percentuale di positivi considerando il totale dei tamponi è al 4,38% (ieri 5,6%), ma il dato è influenzato dal conteggio dei test antigienici rapidi, che si sommano a quelli molecolari. È questo il quadro che emerge dal bollettino del Ministero della Salute del 23 febbraio. Le vittime sono 356 in un giorno, mentre le terapie intensive salgono a 2.146 (+28), con 197 nuovi ingressi nelle ultime 24 ore. APERTURA ALLE CENE NEI RISTORANTI: ECCO IN QUALE REGIONE
CONTINUA A LEGGERE
Una città francese va in lockdown e “accusa” l’Italia: ecco perché e cosa succede a Nizza
Il coronavirus continua ad affliggere l’Italia ma non solo: anche nel resto d’Europa, ovviamente, il COVID-19 e le sue varianti stanno causando non pochi problemi tra emergenze sanitarie, attività lavorative chiuse e in ginocchio, insofferenze delle popolazioni ecc. Tra le città ultimamente più colpite del Vecchio Continente c’è Nizza, a sud della Francia e al confine con la Liguria, in cui da gennaio a questa parte si è registrato un aumento esponenziale dei positivi al virus. Le autorità locali, come riportato da Il Corriere della Sera, fanno presente che nell’ultima settimana sono stati rilevati 751 nuovi casi ogni 100mila abitanti contro i 190 su scala nazionale. Un vero e proprio focolaio (in arrivo un lockdown nei weekend) la cui causa sarebbe anche il nostro Paese. Che cosa si intende?
La frecciatina all’Italia
Da Nizza attribuiscono la causa dell’innalzamento della curva epidemiologica a due fattori: il primo è la moltiplicazione dei voli da e per la città (da 20 a 120 al giorno nel periodo natalizio), il secondo è il fatto che i ristoranti e i bar della adiacente Liguria sono rimasti sempre aperti, il che avrebbe indotto gli abitanti di Nizza a oltrepassare il confine per “ristorarsi” in Italia e tornare a casa con il coronavirus. A dichiararlo è stato proprio il Sindaco di Nizza Christian Estrosi. Chissà se arriverà una replica da un esponente del Governo italiano o dal Presidente della Liguria Giovanni Toti.
Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.