Nuova scoperta sul morbo di Alzheimer potrebbe rivoluzionare diagnosi precoci e trattamenti innovativi per la memoria

Nuova scoperta sul morbo di Alzheimer potrebbe rivoluzionare diagnosi precoci e trattamenti innovativi per la memoria

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Scoperto un nuovo meccanismo molecolare che potrebbe portare a diagnosi precoci e trattamenti innovativi per l'Alzheimer

Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, caratterizzata da un progressivo declino cognitivo e perdita di memoria. Questa patologia rappresenta una delle principali cause di demenza negli anziani, rendendo fondamentale la ricerca di nuovi approcci terapeutici. Recentemente un gruppo di ricercatori dell'Istituto superiore di Sanità, dell'Irccs San Raffaele di Roma e del Cnr ha scoperto un sintomo precursore dell'Alzheimer che potrebbe aprire la strada a diagnosi più tempestive e interventi mirati.

Il sintomo chiave individuato dai ricercatori

Lo studio ha individuato un meccanismo molecolare legato all'enzima Dna-Pkcs, una proteina cruciale nella riparazione del Dna all'interno delle cellule nervose. Questo enzima, situato nelle sinapsi, gioca un ruolo essenziale nella trasmissione delle informazioni tra i neuroni. I ricercatori hanno scoperto che la Dna-Pkcs regola un'altra proteina, la Psd-95, attraverso un processo chiamato fosforilazione. La Psd-95 è fondamentale per la trasmissione del segnale nervoso e per la memoria. Tuttavia nei pazienti con Alzheimer la proteina beta-amiloide, che si accumula nel cervello, interferisce con la Dna-Pkcs riducendo l'attività enzimatica e causando la disfunzione delle sinapsi, con conseguente perdita di memoria.

Cause e prospettive terapeutiche per l'Alzheimer

La scoperta di questo meccanismo offre nuove prospettive per comprendere le cause della perdita di memoria nell'Alzheimer e in altre demenze. L'accumulo di beta-amiloide sembra essere un fattore chiave che inibisce l'attività della Dna-Pkcs, compromettendo la fosforilazione della Psd-95 e portando alla degenerazione sinaptica. Questo nuovo scenario suggerisce che trattamenti mirati a ripristinare la funzione della Dna-Pkcs o a prevenire l'accumulo di beta-amiloide potrebbero rallentare o addirittura prevenire la progressione dell'Alzheimer. Gli esperti sottolineano l'importanza di ulteriori ricerche per sviluppare terapie innovative che possano intervenire precocemente e migliorare la qualità della vita dei pazienti .


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Marco Reda

Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.