Obbligo di vaccino per chi svolge funzioni pubbliche: ecco l'ultima proposta di Palù
Si torna a parlare di obbligo vaccinale per contenere i contagi: ecco l'ipotesi adombrata da Giorgio Palù
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Il presidente dell'Aifa è tornato ad adombrare l'ipotesi di un obbligo vaccinale per coloro che non vogliono sottoporsi al siero anti-Covid
Le statistiche ufficiali dimostrano che il vaccino ha un tasso di efficacia pari al 97,1% con due dosi e dell’84% con una sola dose. Il numero di morti giornalieri continua però a rimanere significativo, fermo restante che bisognerà vedere come la ripresa delle attività e la riapertura degli istituti scolastici inciderà sullo scenario pandemico. La copertura vaccinale, a detta delle istituzioni scientifiche, sarebbe ampia. Certo, c’è ancora molto da fare. Sono tante le persone che diffidano ancora dei vaccini e non sono intenzionati a farsi inoculare i sieri sperimentali. Si tratta di 2 milioni di cinquantenni, 3 milioni di quarantenni, poco più di 174.000 docenti e di 35.000 sanitari devono ancora ricevere la prima iniezione. Da leggere anche Pregliasco: “L'immunità di gregge è impossibile da raggiungere"
Vaccino anti-Covid: le parole di Giorgio Palù
Nel corso di una lunga intervista pubblicata su Il Corriere della Sera, il Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Giorgio Palù, si è dichiarato possibilista in riferimento all’introduzione dell’obbligo vaccinale per chi lavora nel settore pubblico. Ciò vuol dire che docenti delle scuole statali, operatori sanitari, forze dell’ordine e via dicendo potrebbero essere costretti a vaccinarsi per poter mantenere il proprio posto di lavoro. Una posizione che indubbiamente farà discutere i costituzionalisti, anche perchè la Cassazione, in un'occasione, aveva ribadito che non è possibile sacrificare l'interesse individuale a beneficio di quello collettivo. Trattandosi di sieri autorizzati in emergenza in cui è il paziente a doversi assumere gli eventuali rischi legati ad effetti avversi, l'obbligo vaccinale potrebbe apparire una costrizione dalle dubbie basi giuridiche.
Le parole del Professor Sergio Abrignani
Giorgio Palù evidenzia come i vaccini si stanno dimostrando sempre più efficaci per ciò che concerne la prevenzione dei contagi: i risultati potrebbero addirittura essere superiori se la distanza di sicurezza al chiuso o all’aperto fosse sempre rispettata e se tutti continuassero ad utilizzare la mascherina. Vaccinarsi, secondo Palù, sarebbe fondamentale per evitare di rendere gli ospedali pieni di casi di terapia intensiva. Si parla di obbligo vaccinale a partire dal mese di ottobre. Nello specifico, il Professor Sergio Abrignani, affermato immunologo all’Università Statale di Milano, ed esattamente come Giorgio Palù, membro del CTS (Comitato Tecnico Scientifico), è dell’idea di puntare sull’introduzione dell’obbligo vaccinale a partire dalla stagione autunnale, al fine di ridurre la letalità dei contagi di natura infettiva.
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L'importanza della campagna vaccinale
A fine autunno, lo scopo primario deve essere il raggiungimento di una fetta di popolazione vaccinata con due dosi, pari ad almeno il 75-80%. In questo modo, la ripresa della vita sociale e la riapertura avranno maggiori probabilità di diventare fattibili. Almeno in linea teorica, sulla stessa falsariga di ciò che è avvenuto nell’autunno del 2020, gli immunologi si aspettano un aumento dei casi di nuovi infetti. Ma le possibilità di evitare una nuova chiusura, a differenza dell’anno scorso, ci sono tutte. Allo stato attuale delle cose, a preoccupare di più, è una fetta consistente di over 50 non ancora vaccinati. Ecco perché l’obbligo vaccinale è la soluzione migliore per evitare il collasso degli ospedali. Con l’avvento dell’estate, purtroppo, su è registrato un evidente rallentamento della campagna vaccinale. Urge, perciò, prendere le dovute contromisure.
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