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Peste suina africana, scatta l’allarme in Piemonte: trovato un nuovo caso

Dopo tanti anni è stato diagnosticato in Italia un caso di peste suina africana: ecco di cosa si tratta

Peste suina africana, scatta l’allarme in Piemonte: trovato un nuovo caso
Peste suina africana (foto: Pixabay)

Ecco quali sono i rischi connessi alla peste suina africana

A volte, inaspettatamente, tornano a ripresentarsi alcune malattie ritenute erroneamente scomparse: è il caso della peste suina africana, riscontrata nella nostra penisola in un cinghiale trovato morto a Ovada, a meno di 40 Km da Alessandria. A eseguire le analisi sul corpo dell’animale è stata l’équipe dell’Istituto Zooprofilattico delle Regioni Umbria e Marche, eccellenza a livello nazionale nelle diagnosi da ASFV (Asfivirus). Il fatto risale a meno di 24 ore fa, ma sta portando gli allevatori di tutta Italia a prendere le dovute misure per contenere il contagio tra i loro capi di bestiame. Da leggere anche In aumento i contagi e adesso Draghi invita la Lega Calcio a sospendere il campionato

Peste suina africana, caso isolato o diffusione latente?

Quella del cinghiale trovato morto a Ovada è stata la prima diagnosi certa da Asfivirus entro i confini del territorio piemontese, ma potrebbe non essere un caso isolato. Già da qualche mese Francia e Germania avevano lanciato l’allarme in seguito all’incremento della schedatura di parecchi casi analoghi. Sardegna a parte (dove la malattia è presente da sempre, ma tenuta sotto controllo e in continua regressione), tra le regioni colpite nella penisola c’è pure il Veneto. Proprio qui, alcune settimane fa sono state registrate delle infezioni che, almeno per il momento, pare non abbiano trovato modo di propagarsi.

ASFV e altre malattie virali: lo scenario in Europa

In realtà il Ministero delle Sanità ha messo in guardia allevatori e consumatori da diverso tempo, riguardo il rischio di circolazione dell’Asfivirus. Fin dal 2014 i dati parlano della presenza di un focolaio nell’Europa dell’Est: da lì, la PSA ha continuato a mietere vittime tra i suini domestici e selvatici in Belgio, Germania e Francia. Il tutto è accaduto in concomitanza con la ricomparsa dell’influenza aviaria, avvenuta senza troppo rumore mediatico e in grado di colpire l’uomo tramite il contatto diretto con volatili infetti vivi o morti, loro escrementi e secrezioni. Mentre il Coronavirus non smette di attirare l’attenzione del pubblico, quindi, si diffondono nell’ombra malattie solo in apparenza debellate, ma non prive di conseguenze. CONTINUA A LEGGERE..

PSA e rischi per la salute

Fortunatamente, il virus della peste suina africana non attacca il genere umano, ma può portare a conseguenze economiche disastrose per gli allevatori. Febbre, emorragie e aborti sono i segnali più evidenti del contagio, dopo il quale qualsiasi tentativo di cura si rivela inutile. Non esistono, infatti, né vaccini né farmaci per sconfiggere l’infezione. In definitiva, l’unica arma efficace rimane la prevenzione.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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