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Piano Vaccinale, i medici di famiglia sul piede di guerra per la questione sicurezza

Molti medici hanno rinunciato a vaccinare nei propri studi per questioni di sicurezza e la mancanza di strutture adeguate

Piano Vaccinale, i medici di famiglia sul piede di guerra per la questione sicurezza
Iniziata la campagna vaccinale per i più giovani senza prenotazione (foto: Pixabay)

Molti medici di famiglia hanno posto all’attenzione la questione della sicurezza delle vaccinazioni negli studi privati

Il ritmo troppo lento delle vaccinazioni potrebbe ritardare l’atteso momento in cui anche il nostro paese diventerà “Covid-Free”. Anche la stessa Oms ha evidenziato come il ritmo delle vaccinazioni in tutta Europa (e quindi non solo in Italia) stia proseguendo con eccessiva lentezza. Per ovviare a questo problema, l’Italia ha cercato di mettere il turbo alla campagna vaccinale arruolando anche i medici di medicina generale per la somministrazione del siero anti-Covid. Restano però ancora molti nodi da sciogliere in merito all’organizzazione dei soggetti coinvolti, il cui meccanismo appare ancora lento e farraginoso. Leggi anche Coronavirus, fine dell’emergenza graduale: ne usciremo a settembre.

A Napoli solo un medico su tre ha dato la disponibilità a vaccinare nel proprio studio

I medici coinvolti nella campagna di vaccinazione hanno un’alternativa nella modalità di adesione. Possono scegliere attivamente (inserendo i pazienti sulla piattaforma e praticando le vaccinazioni) o in maniera non attiva, inserendo i pazienti sulla piattaforma e non praticando le vaccinazioni. In tante città questo meccanismo sta presentando alcune criticità non di poco conto. Basta pensare che Napoli solo il 30% dei medici hanno dato la propria disponibilità a vaccinare a domicilio o presso i propri studi.

I rischi lamentati da una gran parte dei medici di famiglia

La gran parte ha dato solo la disponibilità a vaccinare solo presso le strutture predisposte dall’ASL. Il resto ha dato solo la disponibilità a registrare i pazienti a rischio sulla piattaforma, lasciando all’ASL il compito di vaccinare. Il vero problema nasce dal fatto che i medici di famiglia, non avendo sale d’attesa appropriate per il post-vaccino e non potendo neanche avvalersi della collaborazione di anestesisti e infermieri, non potrebbero lavorare in sicurezza. C’è anche chi lamenta il fatto di non avere ancora ricevuto neanche aghi e siringhe.

I problemi legati agli spazi ridotti

I medici lamentano anche le inefficienze dell’ASL per la disparità di trattamento rispetto ai medici dell’azienda. Molti studi, fra l’altro, non hanno lo spazio adeguato per ospitare tanti pazienti anche perchè l’attesa post-vaccino dura una ventina di minuti circa, ragion per cui sarebbe impossibile effettuare non più di 6 vaccini l’ora. Fra l’altro molti studi non hanno un sistema di ventilazione idoneo per ospitare tanti pazienti. I medici che hanno deciso di aderire solo all’inserimento dei pazienti nella piattaforma pretendono di vaccinare solo presso i centri vaccinali dell’ASL dove è presente il personale idoneo a fronteggiare i casi più estremi che potrebbero presentarsi.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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