Secondo una recente ricerca scientifica l’esposizione alla trielina aumenterebbe il rischio di sviluppare questa grave malattia neurodegenerativa
Il Parkinson è sicuramente una delle malattie neurodegenerative delle quali la scienza ne sa di più e di cui sono stati trovati alcuni rimedi farmacologici preziosi per arrestarne l’avanzata e soprattutto per alleviare i sintomi. La ricerca scientifica ha individuato diversi fattori ambientali che giocano un ruolo nevralgico nello sviluppo di questa malattia. Virus e batteri con cui gli esseri umani convivono, hanno una incidenza non indifferente sulla possibilità di sviluppare questa malattia.
Le sostanze pericolose
Sono stati individuati vari pesticidi ed erbicidi che incidono molto sul parkinsonismo. Anche quasi tutti i farmaci antipsicotici, i procinetici intestinali come la sulpiride e gli antivertiginosi come la tietilperazina, se usati con grande frequenza, sono alla base dello sviluppo dei sintomi di Parkinson. Nella lista delle sostanze che possono causare il Parkinson sono stati introdotti di recente anche gli idrocarburi alifatic come l’esano oltre ad uno smacchiatore molto conosciuto, la trielina.
La ricerca che ha evidenziato la connessione tra la sostanza chimica e la malattia
Una recente indagine scientifica ha rilevato come i soggetti che nel corso della loro vita avevano fatto uso di queste sostanze poteva sviluppare più precocemente la malattia ed essere meno responsivi ai trattamenti farmacologici. Attualmente gli studi di neurotossicologia ambientale sono carenti perché sono scarsamente finanziati e richiedono tempi di osservazione molto lunghi e alla fine talvolta scelte politiche difficili. Una recente ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica, JAMA Neurology, ha dato dei risultati di notevole interesse.
Come è stata condotta la ricerca
La ricerca è stata svolta presso la base militare «Camp Lejeune» in North Carolina (Usa) dove per lungo tempo si sono verificate perdite significative di trielina e altre sostanze analoghe da serbatoi della lavanderia a secco, per un periodo tra il 1975 e il 1985. Si è trattato di perdite che hanno inquinato il terreno e le falde acquifere. Dalle analisi microbiologiche si è evinto che la percentuale di trielina nell’acqua potabile era superiore di 70 volte il massimo consentito. I militari che hanno svolto servizio in quella base negli anni indicati, hanno evidenziato il doppio dei casi Parkinson rispetto ad una base militare analoga, presa come gruppo di controllo. Serviranno però ulteriori studi per dimostrare in maniera ancora più approfondita il legame tra la trielina e i rischi connessi allo sviluppo di questa grave malattia neurodegenerativa.
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