Grazie all’impianto di un device è possibile impedire il reflusso di materiale acido verso l’esofago: ecco come si esegue l’intervento
Milioni di persone nel mondo soffono di reflusso esogastrofageo. Si tratta di un disturbo che colpisce l’apparato gastrointestinale causato dalla risalita sovradiaframmatica dello sfintere esofageo inferiore che causa. a sua volta, la risalita del cibo dallo stomaco all’esofago soprattutto quando si sta in posizione supina. Per curare o alleviarne i sintomi oggi si usano gli inibitori della pompa protonica, ma all’orizzonte si profilano nuove tecniche chirurgiche per risolvere definitivamente il problema come quella sperimentata per la prima volta all’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano (Gruppo San Donato).
L’intervento è stato eseguito dall’equipe diretta dal professor Davide Bona
Nel prestigioso ospedale milanese è stato impiantato, per la prima volta, un dispositivo rivoluzionario per il trattamento del reflusso gastroesofageo. Ad eseguire questo straordinario intervento è stata l’equipe medica diretta dal professor Davide Bona, Responsabile della Unità Operativa di Chirurgia Generale. Questo nuovo dispositivo ha il merito di agire sia sull’angolo acuto tra la parete laterale sinistra dell’esofago che sul fondo gastrico, risolvendo il problema della risalita di cibo acido verso l’esofago.
I benefici di questa nuova tecnica
Come ha avuto modo di spiegare in una intervista il professore Bona, a differenza degli altri interventi chirurgici che oggi si eseguono per trattare il reflusso gastroesofageo, questa nuova soluzione chirurgica ha il merito di garantire “l’ottimizzazione dei risultati, riducendo gli effetti collaterali come disfagia, distensione addominale, difficoltà di eruttazione e vomito”. Attraverso questa nuova tecnica chirurgica viene ricostruito l’angolo di His tra esofago e stomaco agevolando così uno dei principali meccanismi che contribuiscono alla prevenzione del reflusso gastroesofageo. Viene poi inserito un device sferico per rafforzare il fondo gastrico in modo tale da bloccare la risalita sovradiaframmatica dello sfintere esofageo inferiore durante la respirazione. CONTINUA A LEGGERE…
Come si esegue l’intervento
Come ha spiegato il professor Bona, l’intervento si esegue in laparoscopia e in anestesia generale e dura un’ora circa. L’intervento mira a ricostituire i meccanismi fisiologici di competenza del giunto esofagogastrico impedendo che avvenga il reflusso di materiale acido in esofago. Si tratta di una nuova tecnica che si aggiunge a quelle già presenti e che va valutata su misura per ogni singolo paziente. Il paziente che risponde meglio a questo intervento è quello affetto da reflusso gastroesofageo con eventuali piccole ernie iatali da scivolamento.
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